Francesco riceve Al Sisi: dialogo e pace in Egitto e Medio Oriente

24/11/2014 
 Francesco con Al Sisi

(©Ansa)

(©ANSA) FRANCESCO CON AL SISI

«La Chiesa è vicina all’intero popolo egiziano». Garanzie per la libertà religiosa in costituzione e dialogo interreligioso. Il negoziato? «Unica opzione» per Medio Oriente e Maghreb

IACOPO SCARAMUZZI
CITTÀ DEL VATICANO

La Chiesa cattolica è vicina «all’intero popolo egiziano nel corso del periodo di transizione politica». Così Papa Francesco con il presidente egiziano Abdel Fattah Al Sisi, ricevuto nel primo pomeriggio in Vaticano sei anni dopo l’udienza di Papa Ratzinger a Hosni Mubarak. Nel corso dei «cordiali colloqui» con il Papa, prima, e il cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin, si è parlato anche delle «garanzie» della nuova costituzione per la libertà religiosa e della necessità di «rafforzare la coesistenza pacifica fra tutte le componenti della società», oltre a sottolineare l’importanza «del dialogo e del negoziato» come  «unica opzione» per la conflittuale area mediorientale.

«Nel corso dei cordiali colloqui ci si è soffermati sulla situazione del paese, sottolineando la vicinanza e la solidarietà della Chiesa all’intero popolo egiziano nel corso del periodo di transizione politica. In pari tempo, si è espresso l’auspicio che, nel quadro delle garanzie sancite dalla nova Costituzione nell’ambito della tutela dei diritti umani e della libertà religiosa, si possa rafforzare la coesistenza pacifica fra tutte le componenti della società e continuare nel cammino del dialogo interreligioso. Successivamente – prosegue la nota vaticana – sono stati passati in rassegna alcuni temi di comune interesse, con particolare riferimento al ruolo del Paese nella promozione e della stabilità nel Medio Oriente e nel Nord Africa. Al riguardo, è stato ribadito che la via del dialogo e del negoziato è l’unica opzione per porre fine ai conflitti e alle violenze che mettono in pericolo le popolazioni inermi e causano perdite di vite umane».

L’udienza è durata 22 minuti. Giunto nel Palazzo apostolico – non a casa Santa Marta – nel primo pomeriggio, il presidente egiziano è arrivato alla biblioteca del Pontefice alle 14.34, parlandogli, a quanto hanno potuto sentire i cronisti presenti, dell’impegno egiziano per la «pace» e dicendosi «molto contento» per la possibilità di incontrare «un grande personaggio» come il Papa che «ha un grande valore per tutta l’umanità», prima che si chiudessero le porte per il colloquio riservato alla presenza di un interprete. Al Sisi, apparso sorridente e quasi impacciato, ha presentato poi al Papa i nuove maggiorenti, tutti uomini, del suo seguito ed ha regalato al Pontefice un cofanetto di argento intarsiato. Imponenti le misure di sicurezza attorno al Vaticano.

Abdel Fattah Al Sisi è entrato in carica come presidente egiziano l’otto giugno dell’anno scorso. Proprio quel giorno, peraltro, il presidente palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen) ha presenziato alla cerimonia di insediamento al Cairo subito prima di recarsi in Vaticano per una preghiera per il Medio Oriente con il presidente israeliano Shimon Peres presieduta da Papa Francesco. Ministro della Difesa dall’agosto del 2012, Al Sisi ha svolto un ruolo-chiave nel colpo di Stato che il tre luglio ha deposto, sulla scia di imponenti manifestazioni di piazza, l’allora presidente Mohamed Morsi, esponente dei Fratelli musulmani da allora incarcerato, ed ha gestito la successiva, sanguinosa repressione del movimento islamico. Al Sisi ha poi dimesso la divisa militare per candidarsi – contro un unico sfidante, il laburista Hamdeen Sabahi – alla presidenza, ottenuta con il 90 per cento dei voti ad un’elezione alla quale, in tre giorni, ha partecipato meno del cinquanta per cento dell’elettorato.

Il presidente egiziano è giunto oggi a Roma per un breve viaggio europeo che lo porterà anche in Francia. Nella capitale Al Sisi, che ha incontrato stamane il presidente della Repubblica Giorgio Napoletano, vedrà anche il premier Matteo Renzi, il presidente del Senato Piero Grasso e il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni. «Voglio chiedere all’Italia, anche nel suo attuale ruolo di presidente di turno della Ue, di spiegare a tutta l’Europa quanto sta accadendo in Egitto e quanto sia preziosa per tutti la stabilità egiziana», ha detto in un’intervista al Corriere della Sera alla vigilia del viaggio. «Il messaggio fondamentale riguarda la sicurezza comune, la lotta comune al terrorismo. Perché se non sarà comune, non funzionerà. Di ciò parlerò anche con il Papa, in particolare per l’aspetto che riguarda la sicurezza delle minoranze religiose, cristiani in testa».

In un paese-chiave per gli equilibri della tormentata regione maghrebina e mediorientale, dove la contrapposizione tra governo e Fratelli musulmani è ancora forte, sono stati diversi, nel corso dei mesi alla testa dello Stato egiziano, i segnali di attenzione che Al Sisi ha rivolto alla comunità cristiana locale, in particolare alla Chiesa copta (il papa Tawadros II, del resto, ricevuto dal Pontefice romano a maggio 2013, ha avuto a definirlo un “eroe” che ha “salvato l’Egitto”). L’articolo 64 della nuova costituzione approvata quest’anno garantisce la libertà religiosa. Prevista una discussione al Parlamento su una legge che dovrebbe diminuire i limiti alla costruzione di chiese. Le Chiese cristiane presenti in Egitto, infine, sono state coinvolte in questi giorni dal ministero transitorio della giustizia – lo riferisce l’agenzia Fides della congregazione per l’Evangelizzazione dei popoli –nella messa a punto di un nuovo progetto di legge sullo statuto personale dei cristiani e delle altre minoranze religiose.

Era da otto anni che un presidente egiziano non veniva ricevuto da un Papa: Benedetto XVI accolse Hosni Mubarak in Vaticano all’inizio del suo pontificato, il 13 marzo 2006. I rapporti tra Egitto e Santa Sede si sono poi complicati nel corso degli anni. La primavera araba e la caduta del governo Mubarak, da un lato, e, dall’altro, alcune dichiarazioni di Papa Ratzinger a difesa dei copti vittime di un attentato ad Alessandria a fine 2010 lette, al Cairo, come un’ingerenza negli affari interni, hanno raffreddato i rapporti. L’università sannita di al-Azhar, in particolare, aveva sospeso i rapporti con la Santa Sede. Il grande imam dell’ateneo, Ahmed al-Tayeb, prepara ora una conferenza internazionale, a inizio dicembre prossimo, per «contrastare il discorso estremista». Prima che venisse eletto Al Sisi, quando presidente temporaneo era Adly Mansour, l’allora ministro degli Esteri egiziano Nabil Fahmy incontrò Papa Francesco in Vaticano.

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