Grasso: “La condanna della corruzione è una delle note di questo pontificato”

3/07/2014 
  

Pietro Grasso

(©Ansa)

(©ANSA) PIETRO GRASSO

La rivista dei gesuiti pubblica un intervento del presidente del Senato pronunciato giorni fa alla presentazione di un libro

REDAZIONE
ROMA

Una delle note distintive del pontificato di papa Francesco, oltre alla sua vicinanza alle persone, e' la ''condanna senza appello e quasi senza redenzione'' del fenomeno della corruzione. Un male anche della politica di oggi che Papa Bergoglio ''descrive non solo come una somma 'quantitativa' di peccati, ma come una mala pianta che minaccia le fondamenta su cui sono costruiti gli Stati democratici e la Chiesa stessa''.

Lo sottolinea il presidente del Senato, Pietro Grasso in un intervento pubblicato dalla rivista dei gesuiti  'Civilta' Cattolica'. Il contributo del presidente Grasso e le sue riflessioni sul pontificato di papa Bergoglio sono  riprese da un suo discorso pronunciato giorni fa alla presentazione del volume ''Papa Francesco. La verita' e' un incontro. Omelie da Santa Marta'' curato dallo stesso direttore della rivista, padre Antonio Spadaro.   

Un tema, quello della corruzione, ricorda il presidente del Senato, ripreso piu' volte da Francesco, che ha paragonato i corrotti a coloro che ''danno da mangiare ai loro figli 'pane sporco'; e anche la settimana scorsa lo ha fatto, chiedendo attenzione – ha ricordato – perche' 'e' facile entrare nelle cricche della corruzione', e mai come in questi giorni queste parole andrebbero scolpite nella pietra'''.   ''Con una sintesi economicamente e politicamente, oltre che spiritualmente, impeccabile, Papa Francesco – sottolinea Grasso – si chiede: 'Chi paga la corruzione? La paga il povero. Pagano gli ospedali senza medicine, gli ammalati che non hanno cura, i bambini senza educazione'''.

''Quanto diversa la parola di Francesco da quella della politica!'', nota ancora il presidente del Senato, Grasso che sottolinea che ''il linguaggio dei politici, con qualche eccezione, e', in genere, ancora un linguaggio chiuso, pieno di enfasi retorica, ma che allo stesso tempo gioca ancora in difesa, anzi in autodifesa''. Un linguaggio, insiste ancora il presidente del Senato che appare quasi ''autoreferenziale, che allontana invece di avvicinare, che chiude invece di aprire. Spesso – prosegue – e' malato di astrazione teorica, e non arriva quasi mai alla concretezza simbolica e tematica come invece fa Papa  Francesco''.   

Da qui, e' la sua conclusione, anche il modo diverso con cui la societa' recepisce i due messaggi: ''mentre le persone ascoltano e capiscono immediatamente il cuore del ragionamento del Papa, perche' e' posto loro sinteticamente e con quelle immagini che abbiamo prima richiamato, che brillano per chiarezza e potenza, – afferma Grasso – la politica adotta slogan certamente semplici ma vuoti, che non artigliano l'attenzione e non schiudono alcuna consapevolezza''.

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