I cristiani presi come capro espiatorio per l’arretratezza del Sud America

I cristiani presi come capro espiatorio per l’arretratezza del Sud America

Nel Messico del secondo decennio del secolo XX si affermò un governo nettamente anticattolico, portatore di un’ideologia che era un mix di massonismo radicale e di leninismo. Un occhio ai vicini Stati Uniti, protestanti, e al recente successo della rivoluzione bolscevica, il potere decise che la causa dell’«arretratezza» messicana era il papismo. Il giro di vite fu dapprima amministrativo, con proibizione dell’insegnamento cattolico, abolizione degli ordini religiosi, divieto dell’abito clericale e delle processioni. La situazione raggiunse il parossismo col presidente Plutarco Elías Calles (1924-1928) e col suo successore, Emilio Portes Gil (1928-1930): vescovi esiliati, preti incarcerati, fedeli arrestati. L’episcopato messicano arrivò all’inaudita decisione di sospendere il culto, per protesta, in tutto il Paese. I cattolici messicani si riunirono in una Lega di autodifesa e procedettero alla resistenza passiva contro il governo federale: i risparmi nelle banche statali vennero ritirati e tutto quel che era statale fu sottoposto a boicottaggio, ferrovie, tabacchi, bolli. Ma fu peggio. Nel 1926 a Zacatecas ci furono le prime sollevazioni. Ma quando i soldati aggredirono una folla di cattolici che manifestavano pacificamente, il generale Pedro Quintanar si mise alla testa dei rivoltosi. I cattolici messicani imbracciarono le armi in nome di Cristo Rey, per questo furono chiamati per disprezzo «cristeros» e la guerra che ne seguì, durata fino al 1929, passò alla storia come «Cristiada». Il governo si scatenò e fu una mattanza di cattolici che ebbe l’uguale solo nella guerra di Spagna dieci anni dopo. Il comando supremo dei cristeros fu assunto dal generale Enrique Gorostieta. I federales non risparmiavano nemmeno le suore e i bambini. Molti di questi fedeli, massacrati in odio alla fede, furono poi beatificati dalla Chiesa. Infatti, i cristeros non erano rivoluzionari ma combattevano per la libertà religiosa. Quando, nel 1929, i vescovi imposero di deporre le armi, i cristeros, bench´ a un passo dalla vittoria totale, si arresero. Si arrivò a un compromesso che permetteva di riprendere il culto, sebbene su basi molto ristrette. Spentisi i riflettori, cominciò la mattanza, in sordina, di tutti gli ex cristeros.


fonte: il giornale.it – 6 giugno 2012