“I giovani sono un motore potente per la Chiesa e la società”

24/07/2013 

Il Papa ad Aparecida

IL PAPA AD APERECIDA

Il messaggio di Francesco da Aparecida: no allo scoraggiamento e ai cristiani tristi, chi ha fede vive nella gioia

ANDREA TORNIELLI
APARECIDA

Piove e tira un vento gelido in una delle settimane più fredde degli inverni brasiliani degli ultimi quarant'anni. Ma ad Aparecida, nel santuario mariano più frequentato del paese, migliaia di pellegrini hanno sfidato le intemperie per abbracciare Francesco che torna qui da Papa sei anni dopo l'assemblea generale dei vescovi latinoamericani il cui documento finale è diventato il «manifesto» del suo  pontificato.

Francesco si è recato a pregare davanti alla statua della Madonna nera che tre pescatori all'inizio del Settecento ritrovarono in un fiume spezzata in tre parti e come aveva fatto all'indomani dell'elezione visitando Santa Maria Maggiore, oggi fa lo stesso «per affidare alla Madonna il mio ministero di successore di Pietro» e chiedere «il buon esito» della Giornata Mondiale della Gioventù. Il Papa ha detto rivolgendosi alla Madonna: "tu non hai esitato, io non posso esitare".

Nell'omelia della messa, il Papa ricorda i giorni dell'assemblea del 2007: «È avvenuto un fatto bellissimo di cui ho potuto rendermi conto di persona: vedere come i vescovi si sentivano incoraggiati, accompagnati, e in un certo senso, ispirati dalle migliaia di pellegrini che venivano ogni giorno ad affidare la loro vita alla Madonna». Lo stesso documento finale di Aparecida è «nato da questo intreccio fra i lavori dei pastori e la fede semplice dei pellegrini, sotto la protezione materna di Maria».

È l'immagine di Chiesa che incarna Francesco: con i suoi pastori che prendono «l'odore delle pecore», che vivono in mezzo al popolo e che servono il popolo di Dio. È il primato della fede dei semplici, della devozione popolare. L'esatto contrario sia di una Chiesa clericale, con i pastori che rappresentano un potere sacro; sia di una Chiesa ideologica, con l'elite dei teologi che guardano dall'alto verso il basso la fede semplice del popolo.

Francesco presenta nell'omelia «tre semplici atteggiamenti». Il primo è «mantenere la speranza». «Quante difficoltà ci sono nella vita di ognuno, nella nostra gente, nelle nostre comunità – dice – ma per quanto grandi possano apparire, Dio non lascia mai che siamo sommersi». Il «drago del male», aggiunge, «c'è nella nostra storia, ma non è lui il più forte. Il più forte è Dio, e Dio è la nostra speranza». È vero, ammette, che oggi «un po' tutti, e anche i nostri giovani sentono il fascino di tanti idoli che si mettono al posto di Dio e sembrano dare speranza: il denaro, il successo, il potere, il piacere. Spesso un senso di solitudine e di vuoto si fa strada nel cuore di molti e conduce alla ricerca di compensazioni, di questi idoli passeggeri».

Ma il Papa invita ad avere uno «sguardo positivo sulla realtà». «Incoraggiamo – dice – la generosità che caratterizza i giovani, accompagniamoli nel diventare protagonisti della costruzione di un mondo migliore: sono un motore potente per la Chiesa e per la società. Non hanno bisogno solo di cose, hanno bisogno soprattutto che siano proposti loro quei valori immateriali che sono il cuore spirituale di un popolo, la memoria di un popolo». Quei valori sono «spiritualità, generosità, solidarietà, perseveranza, fraternità, gioia», e «trovano la loro radice più profonda nella fede cristiana».

Il secondo atteggiamento indicato dal Papa è «lasciarsi sorprendere da Dio», come accadde ai quei tre pescatori che non riuscivano a prendere pesci ma recuperarono dal fiume i pezzi della statua della Madonna. «Dio sempre stupisce, riserva sempre il meglio per noi. Ma chiede che noi – spiega Francesco – ci lasciamo sorprendere dal suo amore, che accogliamo le sue sorprese… Ciò che è difficoltà, ciò che è peccato, si trasforma in vino nuovo di amicizia con Lui». Infine, il terzo atteggiamento è «vivere nella gioia», perché «il cristiano è gioioso, non è mai triste, non può essere pessimista e non ha la faccia di chi sembra trovarsi in lutto perpetuo».

Il maltempo ha imposto un cambiamento di programma: Francesco non è arrivato in elicottero da Rio de Janeiro, ma in aereo e ha usato l'elicottero soltanto per il breve tragitto dall'aeroporto alla basilica. E ha percorso il piazzale nella papamobile senza i vetri antiproiettile per meglio salutare e sporgersi verso la folla.

Omelia Aparecida PAPA FRANCESCO 

 
 
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