“Il nostro modello è san Giuseppe: non temiamo di perdere ciò che amiamo”

22/12/2013 
Il Papa all'Angelus

IL PAPA ALL'ANGELUS

Francesco all’Angelus: “Famiglia e casa vanno insieme: è difficile portare avanti una famiglia senza una casa». E ai “Forconi”: "Seguite sempre la via del dialogo”

GIACOMO GALEAZZI
CITTA' DEL VATICANO

"Non bisogna aver paura di perdere ciò che ci sta a cuore", predica Francesco. Ad ascoltarlo c'è anche un gruppo che manifesta contro il governo e la classe politica in generale:"Siamo qui perché  non sappiamo più a chi rivolgerci, ci sono rimasti solo i santi".

Doveva essere la domenica dei "Forconi" a piazza San Pietro e invece l'Angelus ha offerto il consueto colpo d'occhio del  pellegrinaggio natalizio con cui i fedeli di tutto il mondo abbracciano Francesco. Per la quarta domenica di Avvento, il Papa pastore si è affacciato alla finestra dello studio nel Palazzo Apostolico per recitare la preghiera mariana con il suo gregge. A partire dalla devozione di Bergoglio per San Giuseppe al quale ha  consacrato il Vaticano nel giorno in cui ha firmato la sua prima enciclica.

"Il Vangelo ci racconta i fatti che precedettero la nascita di Gesù, e l’evangelista Matteo li presenta dal punto di vista di san Giuseppe, il promesso sposo della Vergine Maria – afferma Francesco- Giuseppe e Maria vivevano a Nazareth; non abitavano ancora insieme, perché il matrimonio non era ancora compiuto". In quel frattempo, Maria, dopo aver accolto l’annuncio dell’Angelo, divenne incinta per opera dello Spirito Santo. "Quando Giuseppe si accorge di questo fatto, ne rimane sconcertato- sottolinea il Pontefice-. Il Vangelo non spiega quali fossero i suoi pensieri, ma ci dice l’essenziale: egli cerca di fare la volontà di Dio ed è pronto alla rinuncia più radicale. Invece di difendersi e di far valere i propri diritti, Giuseppe sceglie una soluzione che per lui rappresenta un enorme sacrificio: poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto".

Questa breve frase, sottolinea Bergoglio, riassume un vero e proprio dramma interiore, "se pensiamo all’amore che Giuseppe aveva per Maria". Ma anche in una tale circostanza, "Giuseppe intende fare la volontà di Dio e decide, sicuramente con gran dolore, di congedare Maria in segreto". Perciò il Papa esorta a meditare su queste parole, per capire quale sia stata la prova che Giuseppe ha dovuto sostenere nei giorni che hanno preceduto la nascita di Gesù. Una prova simile al sacrificio di Abramo, quando Dio gli chiese il figlio Isacco. E cioè "rinunciare alla cosa più preziosa, alla persona più amata".

Però, come nel caso di Abramo, il Signore interviene: ha trovato la fede che cercava e apre una via diversa, una via di amore e di felicità. "Giuseppe – gli dice – non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo". Questo brano del Vangelo, puntualizza il Papa, "ci mostra tutta la grandezza d’animo di san Giuseppe". Egli stava seguendo un buon progetto di vita, ma Dio riservava per lui un altro disegno, una missione più grande. "Giuseppe era un uomo che dava sempre ascolto alla voce di Dio, profondamente sensibile al suo segreto volere, un uomo attento ai messaggi che gli giungevano dal profondo del cuore e dall’alto- sostiene Bergoglio-.Non si è ostinato a perseguire quel suo progetto di vita, non ha permesso che il rancore gli avvelenasse l’animo, ma è stato pronto a mettersi a disposizione della novità che, in modo sconcertante, gli veniva presentata". E così è diventato ancora più libero e grande. Infatti, "accettandosi secondo il disegno del Signore, Giuseppe trova pienamente se stesso, al di là di sé". Questa sua libertà di rinunciare a ciò che è suo, al possesso sulla propria esistenza, e questa sua piena disponibilità interiore alla volontà di Dio, "ci interpellano e ci mostrano la via".

Dunque occorre disporsi a celebrare il Natale "contemplando Maria e Giuseppe: Maria, la donna piena di grazia che ha avuto il coraggio di affidarsi totalmente alla Parola di Dio; Giuseppe, l’uomo fedele e giusto che ha preferito credere al Signore invece di ascoltare le voci del dubbio e dell’orgoglio umano". Perché "con loro, camminiamo insieme verso Betlemme".

Dopo l'Angelus, Francesco ha salutato le famiglie, i gruppi parrocchiali e le associazioni. «In questi giorni di Natale – ha detto Francesco – invito tutti, persone, entità sociali, autorità, a fare tutto il possibile perché ogni famiglia possa avere una casa. Leggo lì scritto grande: `I poveri non possono aspettare´ – uno striscione dei Forconi il cui posizionamento è stato autorizzato dal Vaticano – . È bello». «E questo mi fa pensare – ha proseguito – che Gesù è nato in una stalla, non è nato in una casa. Dopo è dovuto fuggire, andare in Egitto per salvarsi la vita. Alla fine è tornato a casa sua a Nazareth».

«E io penso oggi – ha detto ancora Bergoglio -, anche leggendo quello, a tante famiglie senza casa. Sia perché mai l'hanno avuta, sia perché l'hanno persa per tanti motivi». «Famiglia e casa vanno insieme – ha aggiunto -. È molto difficile portare avanti la famiglia senza abitare in una casa». 

Francesco ha poi salutato in particolare, "la comunità del Pontificio Istituto Missioni Estere, la Banda musicale di San Giovanni Valdarno, i ragazzi della parrocchia San Francesco Nuovo in Rieti, e i partecipanti alla staffetta partita da Alessandria e giunta a Roma per testimoniare l’impegno in favore della pace in Somalia".

Quindi ha augurato a  tutti una buona domenica e un Natale di speranza, di giustizia e di fraternità, rimarcando in particolare con la voce il termine «giustizia», da lui aggiunto «a braccio» al testo predisposto. «A quanti dall'Italia si sono radunati oggi per manifestare il loro impegno sociale,  – ha ancora scandito Bergoglio – auguro di dare un contributo costruttivo, respingendo le tentazioni dello scontro e della violenza e seguendo sempre la via del dialogo».  Ad ascoltarlo in una piazza San Pietro gremita di pellegrini anche i Forconi di Mariano Ferro, l’ala dialogante del movimento che poi alle 15.30 terranno una conferenza stampa in piazza di Castel Sant’Angelo. "Siamo venuti dal Papa per dire al mondo che la smetta di dipingerci come violenti – spiega Ferro -. Intendiamo confermare quello che lui stesso ha dichiarato qualche giorno fa e cioè che i poveri non possono aspettare. Ci aggrappiamo a tutto quello che accade intorno a noi e per questo abbiamo apprezzato quanto dichiarato dal presidente Squinzi. Ci rimangono solo i santi, poi cosa rimane?".

Quindi, precisa Ferro,"le dichiarazioni di Squinzi ci fanno pensare. Più volte "abbiamo fatto le stesse considerazioni e per questo condividiamo le sue parole e ci conforta sapere che non siamo i soli a pensare che quanto accade somiglia tanto ad uno sterminio insopportabile senza freni". Inoltre, "considerando la scarsa attenzione di un governo che non vuole sfasciare i conti e che non è interessato allo sfascio delle sue imprese, pensiamo sarebbe il caso di parlarne». Alcuni dissidenti del coordinamento 9 dicembre hanno ribadito:" Ci rimangono solo i santi, poi cosa rimane?".

Nel pomeriggio, al lato di Castel Sant'Angelo, i "Forconi" hanno esposto tutti gli striscioni che in mattinata non hanno potuto mostare in piazza San Pietro ad  eccezione di quello ("I poveri non possono aspettare") che il Papa ha indicato e citato alla fine dell'Angelus. Mariano Ferro si è commosso ringraziando Bergoglio per la ribalta mondiale offerta alla protesta da "un Pontefice che viene dal popolo e che ascolta le sofferenze del popolo".

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