Il Papa celebra a sorpresa sulla tomba di Wojtyla

31/10/2013 

 

 

Giovanni Paolo II

GIOVANNI PAOLO II

Francesco ha voluto ricordare il 68esimo anniversario dell'ordinazione sacerdotale di Giovanni Paolo II che ebbe luogo il primo novembre 1946 a Cracovia

REDAZIONE
ROMA

 

Papa Francesco ha celebrato questa mattina sulla tomba di Giovanni Paolo II in San Pietro. Ogni giovedì alle 7 la comunità polacca si riunisce per pregare sull'altare sotto il quale è stata collocata la bara del Pontefice dopo la beatificazione del primo maggio 2011, e questa mattina Bergoglio ha voluto unirsi a loro anche per ricordare il 68esimo  anniversario dell'ordinazione sacerdotale di Karol Wojtyla che ebbe luogo il primo novembre 1946 a Cracovia. La celebrazione – come avviene ogni settimana – è stata trasmessa dalla Radio Vaticana nel suo programma polacco.

Con il Pontefice, segnala il Sismografo, sito aggiornato in tempo reale sull'attività della Santa Sede, hanno concelebrato 120 sacerdoti in gran parte polacchi. I fedeli presenti erano numerosi. La tomba del beato Giovanni Paolo II, dopo la sua beatificazione è stata allestita nella Cappella di San Sebastiano, ove è collocato il grande mosaico del Martirio di San Sebastiano, realizzato sulla base di un dipinto del Domenichino da Pier Paolo Cristofari. Nella cappella, coperta da una volta decorata con mosaici di Pietro da Cortona, sono conservati anche i monumenti realizzati nel corso del Novecento per Pio XI e Pio XII.

All'omelia, il Papa ha commentato le letture del giorno: la lettera di San Paolo ai Romani in cui l'apostolo delle Genti parla del suo amore per Cristo e il passo del Vangelo di San Luca in cui Gesù piange su Gerusalemme che non ha capito di essere amata da Lui.

Parlando di Giovanni Paolo II, Francesco ha osservato:''Era il centro proprio della sua vita, il riferimento: l'amore di Cristo. E senza l'amore di Cristo, senza vivere di questo amore, riconoscerlo, nutrirci di quell'amore, non si puo' essere cristiano: il cristiano, quello che si sente guardato dal Signore, con quello sguardo tanto bello, amato dal Signore e amato sino alla fine''.  ''Il cristiano – ha proseguito il papa – sente che la sua vita e' stata salvata per il sangue di Cristo. E questo fa l'amore: questo rapporto d'amore''.   

C'e' poi l'immagine della ''tristezza di Gesu', quando guarda Gerusalemme'', ha aggiunto Francesco, che non ha capito il suo amore che paragona a quello di una chioccia che vuole raccogliere i pulcini sotto le ali:  ''Non ha capito la tenerezza di Dio, con quell'immagine tanto bella, che dice Gesu'. Non capire l'amore di Dio: il contrario di quello che sentiva Paolo. Ma si', Dio mi ama, Dio ci ama, ma e' una cosa astratta, e' una cosa che non mi tocca il cuore ed io mi arrangio nella vita come posso. Non c'e' fedelta' li'. E il pianto del cuore di Gesu' verso Gerusalemme e' questo: 'Gerusalemme, tu non sei fedele; tu non ti sei lasciata amare; e tu ti sei affidata a tanti idoli, che ti promettevano tutto, ti dicevano di darti tutto, poi ti hanno abbandonata'. Il cuore di Gesu', la sofferenza dell'amore di Gesu': un amore non accettato, non ricevuto''.

A proposito di san Paolo, il Pontefice ha osservato che «lui si sente debole, si sente peccatore, ma ha la forza in quell'amore di Dio, in quell'incontro che ha avuto con Gesù Cristo. Dall'altra parte, – ha sottolineato papa Bergoglio –  la città e il popolo infedele, non fedele, che non accetta l'amore di Gesù, o peggio ancora, eh? Che vive quest'amore ma a metà: un po' sì, un po' no, secondo le proprie convenienze. Guardiamo Paolo con il suo coraggio che viene da questo amore, e guardiamo Gesù che piange su quella città, che non è fedele. Guardiamo la fedeltà di Paolo e l'infedeltà di Gerusalemme e al centro guardiamo Gesù, il suo cuore, che ci ama tanto. Che possiamo farcene? La domanda: io somiglio più a Paolo o a Gerusalemme? Il mio amore a Dio è tanto forte come quello di Paolo o il mio cuore è un cuore tiepido come quello di Gerusalemme? Il Signore, per intercessione del Beato Giovanni Paolo II, ci aiuti a rispondere a questa domanda».

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