Il Papa: Le divisioni nella Chiesa non sono un fenomeno inevitabile

25/01/2014 

La Basilica di San Paolo Fuori le Mura

LA BASILICA DI SAN PAOLO FUORI LE MURA

Il Papa celebra i vespri nella basilica di San Paolo: oggi non si comprende pienamente il servizio petrino senza l'apertura al dialogo con tutti i credenti in Cristo

ANDREA TORNIELLI
CITTÀ DEL VATICANO

«Non possiamo considerare le divisioni nella Chiesa come un fenomeno in qualche modo naturale, inevitabile per ogni forma di vita associativa». Le divisioni feriscono il corpo di Cristo, «feriscono la testimonianza che siamo chiamati a rendergli nel mondo».

Lo ha detto Papa Francesco nell'omelia dei vespri celebrati nella basilica di San Paolo fuori le Mura a conclusione della settimana di preghiera per l'unità dei cristiani, che quest'anno ha avuto come tema: «Cristo non può essere diviso».

Bergoglio ha ricordato il forte richiamo dell'apostolo delle genti che si trova all'inizio della Prima Lettera ai Corinzi. Paolo manifesta la sua tristezza dopo aver appreso che i cristiani di Corinto sono divisi in fazioni. «Neppure coloro che intendono rifarsi a Cristo – ha detto il Papa – possono essere elogiati da Paolo, perché usano il nome dell’unico Salvatore per prendere le distanze da altri fratelli all’interno della comunità. In altre parole, l’esperienza particolare di ciascuno, il riferimento ad alcune persone significative della comunità, diventano il metro di giudizio della fede degli altri».

In questa situazione di divisione, l'apostolo esorta i corinzi, «ad essere tutti unanimi nel parlare, perché tra di loro non vi siano divisioni, bensì perfetta unione di pensiero e di sentire». Una comunione, ha spiegato Francesco, che «non potrà essere frutto di strategie umane. La perfetta unione tra i fratelli, infatti, è possibile solo in riferimento al pensiero e ai sentimenti di Cristo Gesù. Questa sera, mentre siamo qui riuniti in preghiera – ha aggiunto il Papa –  avvertiamo che Cristo, che non può essere diviso, vuole attirarci a sé, verso i sentimenti del suo cuore, verso il suo totale e confidente abbandono nelle mani del Padre, verso il suo radicale svuotarsi per amore dell’umanità. Solo Lui può essere il principio, la causa, il motore della nostra unità».

«Le nostre divisioni – ha detto ancora Francesco – feriscono il suo corpo, feriscono la testimonianza che siamo chiamati a rendergli nel mondo». Il Papa ha quindi ribadito: «Cristo non può essere diviso! Questa certezza deve incoraggiarci e sostenerci a proseguire con umiltà e con fiducia nel cammino verso il ristabilimento della piena unità visibile tra tutti i credenti in Cristo».

Solo lo Spirito può portare «alla diversità riconciliata», ha detto a braccio: «Il Signore ci aspetta tutti, ci accompagna tutti». E ha citato i beati Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II, fra poco nuovi santi. Entrambi «hanno guidato con decisione l’intero gregge cattolico sulle strade del cammino ecumenico: Papa Giovanni aprendo vie nuove e prima quasi impensate, Papa Giovanni Paolo proponendo il dialogo ecumenico come dimensione ordinaria ed imprescindibile della vita di ogni Chiesa particolare». Ad essi Bergoglio associa anche Paolo VI, «altro grande protagonista del dialogo», di cui ricorda l'abbraccio con il patriarca Atenagora nel gennaio di cinquant'anni fa a Gerusalemme.

«L’opera di questi Pontefici – ha spiegato Francesco – ha fatto sì che la dimensione del dialogo ecumenico sia diventata un aspetto essenziale del ministero del vescovo di Roma, tanto che oggi non si comprenderebbe pienamente il servizio petrino senza includervi questa apertura al dialogo con tutti i credenti in Cristo. Possiamo dire anche che il cammino ecumenico ha permesso di approfondire la comprensione del ministero del Successore di Pietro e dobbiamo avere fiducia che continuerà ad agire in tal senso anche per il futuro». Dunque, «senza nasconderci le difficoltà che oggi il dialogo ecumenico attraversa, chiediamo di poter essere tutti rivestiti dei sentimenti di Cristo, per poter camminare verso l’unità da lui voluta… Camminare insieme è già fare unità».

Erano presenti nella basilica il metropolita Gennadios, rappresentante del Patriarcato ecumenico, e il rappresentante personale a Roma dell’Arcivescovo di Canterbury, David Moxon, insieme ad altri esponenti delle diverse Chiese e comunità ecclesiali.

«Abbiamo pregato sul sepolcro di Paolo – ha concluso a braccio il Papa – L'unità non verrà come un miracolo alla fine, l'unità viene nel cammino, la fa lo Spirito Santo nel cammino. Se noi camminiamo insieme, se non preghiamo gli uni per gli altri, se non lavoriamo insieme per fare qualcosa per i nostri fratelli nel mondo, l'unità non verrà…»

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