Il Papa: né “fai da te” né “battitori liberi” nella Chiesa

25/06/2014 

 

Francesco all'udienza in piazza S. Pietro

(©Afp)

(©AFP) FRANCESCO ALL'UDIENZA IN PIAZZA S. PIETRO

Udienza, sono tentazioni “dannose”; può succedere che qualche fratello ci dia scandalo, ma non c’è comunione con Dio senza appartenenza alla Chiesa. Cita Montini e Ratzinger

IACOPO SCARAMUZZI
CITTÀ DEL VATICANO

Nella Chiesa non esiste il “fai da te”, non esistono “battitori liberi”, perché, sebbene “può succedere che qualche fratello o qualche sorella ci faccia problema, o ci dia scandalo”, “non si può essere in comunione con Dio senza esserlo con la Chiesa”. Lo ha detto papa Francesco nel corso dell’udienza generale in piazza San Pietro.

Nella catechesi dedicata alla “appartenenza” del cristiano – la seconda di un ciclo sulla Chiesa iniziato mercoledì scorso – il Papa ha sottolineato che tale appartenenza viene espressa fin “nel nome che Dio attribuisce a se stesso. Rispondendo a Mosè, nell’episodio stupendo del roveto ardente, si definisce infatti come il Dio dei padri: non dice ‘io sono onnipotente’, dice ‘io sono il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe’. In questo modo egli si manifesta come il Dio che ha stretto un’alleanza con i padri e rimane sempre fedele al suo patto, e ci chiama a entrare in questa relazione che ci precede”. In questo senso, “non siamo isolati e non siamo cristiani a titolo individuale, ognuno per conto proprio: la nostra identità è appartenenza! È come un cognome: se il nome è ‘sono cristiano’, il cognome è ‘appartengo alla Chiesa’”

La fede “l’abbiamo ricevuta dai nostri padri, dai nostri antenati, ce l’hanno insegnata”, ha detto ancora il Pontefice argentino, e “se ci pensiamo bene, chissà quanti volti cari ci passano davanti agli occhi, in questo momento: può essere il volto dei nostri genitori che hanno chiesto per noi il battesimo; quello dei nostri nonni o di qualche familiare che ci ha insegnato a fare il segno della croce e a recitare le prime preghiere: io ricordo tanto sempre il volto della suora che mi ha insegnato il catechismo, è in cielo sicuro perché è una santa donna; oppure quello del parroco, di un altro prete, o di una suora, di un catechista, che ci ha trasmesso il contenuto della fede e ci ha fatto crescere come cristiani… Ecco, questa è la Chiesa: è una grande famiglia, nella quale si viene accolti e si impara a vivere da credenti e da discepoli del Signore Gesù”.

Inoltre, si tratta di un “cammino” che “possiamo vivere non soltanto grazie ad altre persone, ma insieme ad altre persone. Nella Chiesa non esiste il ‘fai da te’, non esistono ‘battitori liberi’. Quante volte Papa Benedetto ha descritto la Chiesa come un ‘noi’ ecclesiale! Talvolta capita di sentire qualcuno dire: ‘Io credo in Dio, credo in Gesù, ma la Chiesa non m’interessa…’. C’è chi ritiene di poter avere un rapporto personale, diretto, immediato con Gesù Cristo al di fuori della comunione e della mediazione della Chiesa. Questo non va. Sono tentazioni pericolose e dannose. Sono, come diceva il grande Paolo VI, dicotomie assurde. È vero che camminare insieme è impegnativo, e a volte può risultare faticoso: può succedere che qualche fratello o qualche sorella ci faccia problema, o ci dia scandalo… Ma il Signore ha affidato il suo messaggio di salvezza a delle persone umane, a tutti noi, a dei testimoni; ed è nei nostri fratelli e nelle nostre sorelle, con i loro doni e i loro limiti, che ci viene incontro e si fa riconoscere. E questo significa appartenere alla Chiesa”. Insomma, “non si può amare Dio senza amare i fratelli; non si può amare Dio fuori della Chiesa; non si può essere in comunione con Dio senza esserlo con la Chiesa e non possiamo essere buoni cristiani se non insieme a tutti coloro che cercano di seguire il Signore Gesù, come un unico popolo, un unico corpo”.

Prima di uscire in piazza San Pietro per l’udienza, il Papa, come ormai consuetudine, aveva salutato i fedeli malati che sono stati fatti accomodare nell’aula Paolo VI: “Poi io andrò in piazza per l’udienza. Ma è troppo caldo per voi lì e c’è il pericolo di pioggia – ha detto loro Bergoglio – e per voi è più comodo seguire l’udienza al chiuso, sta bene? È meglio così”. Concetto ripetuto poco dopo alle decine di migliaia di fedeli presenti in piazza: “C’è un altro gruppo di pellegrini collegati con noi nell’aula Paol VI, sono i pellegrini ammalati, con il caldo e la pioggia era più prudente che rimanessero là, ma sono collegati, siamo uniti nella stessa udienza, tutti noi oggi pregheremo specialmente per loro”.

Tra le personalità salutate a fine udienza, i cardinali Salvatore De Giorgi, Antonio Maria Rouco Varela (Madrid), Gérald Cyprien Lacroix (Quebec) e Jean Baptiste Pham Minh Man, arcivescovo di Ho Chi Minh City, con un gruppo di fedeli vietnamiti. Hanno salutato il Papa anche i membri del contingente argentino delle Nazioni Unite a Cipro. Dopo la catechesi Bergoglio ha rivolto, tra l’altro, un “saluto cordiale” alle delegazione della Bethlehem University, che quest’anno celebra il quarantesimo anniversario di fondazione, “con particolare riconoscenza per la lodevole attività accademica svolta a favore del popolo palestinese”.

 
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