La preghiera silenziosa per le vittime di Lampedusa

6/10/2013 
Angelus Papa Francesco

ANGELUS PAPA FRANCESCO

Il Pontefice all'Angelus: “Lasciamo piangere il nostro cuore”. Francesco ha ringraziato “per la giornata che ho vissuto ad Assisi”. E ha detto: bisogna “essere cristiani nella vita”

DOMENICO AGASSO JR
ROMA

Bisogna “essere cristiani nella vita”, testimoniarlo nel quotidiano, ha detto – a braccio – papa Francesco. E poi il Pontefice ha voluto “ricordare assieme a voi le persone che hanno perso la vita a Lampedusa giovedì. Preghiamo tutti in silenzio per i fratelli e sorelle nostri: donne, uomini bambini. Lasciamo piangere il nostro cuore”. Il Papa, commosso, è poi rimasto in silenzio insieme a tutti i fedeli riuniti in piazza San Pietro.

Francesco aveva iniziato rendendo “grazie a Dio per la giornata che ho vissuto ad Assisi. Pensate che era la prima volta che mi recavo ad Assisi ed è stato un grande dono fare questo pellegrinaggio proprio nella festa di san Francesco”. 
E poi si è soffermato sul brano del Vangelo di oggi, che “comincia così: 'In quel tempo gli apostoli dissero al Signore: Accresci in noi la fede!' (Lc 17,5-6). Mi pare che tutti noi possiamo fare nostra questa invocazione, specialmente in questo Anno della fede. Anche noi come gli apostoli diciamo al Signore Gesù: 'Accresci in noi la fede!'”.

“Sì, Signore, la nostra fede è piccola – ha proseguito – la nostra fede è debole, fragile, ma te la offriamo così com’è, perché Tu la faccia crescere”. Il Papa si è poi chiesto: “E il Signore che cosa ci risponde? Risponde: 'Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: Sradicati e vai a piantarti nel mare, ed esso vi obbedirebbe' (v. 6). Il seme della senape è piccolissimo, però Gesù dice che basta avere una fede così, piccola, ma vera, sincera, per fare cose umanamente impossibili, impensabili”.

“Ed è vero – ha sottolineato Francesco – Tutti conosciamo persone semplici, umili, ma con una fede fortissima, che davvero spostano le montagne!”. Gli esempi sono numerosi: “Pensiamo a certe mamme e papà che affrontano situazioni molto pesanti; o a certi malati, anche gravissimi, che trasmettono serenità a chi li va a trovare. Queste persone, proprio per la loro fede, non si vantano di ciò che fanno, anzi, come chiede Gesù nel Vangelo, dicono: 'Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare' (Lc 17,10)”.

Il mese di ottobre è dedicato in particolare alle missioni, ed ecco l'esortazione del Pontefice: “Pensiamo a tanti missionari, uomini e donne, che per portare il Vangelo hanno superato ostacoli di ogni tipo, hanno dato veramente la vita”. Francesco ha poi avvertito: “Questo però ci riguarda tutti: ognuno di noi, nella propria vita di ogni giorno, può dare testimonianza a Cristo, con la forza di Dio, la forza della fede”. E questa forza “la attingiamo da Dio nella preghiera. La preghiera è il respiro della fede: in un rapporto di fiducia, di amore, non può mancare il dialogo, e la preghiera è il dialogo dell’anima con Dio”.

Siamo anche nel mese del Rosario, “e in questa prima domenica è tradizione recitare la Supplica alla Madonna di Pompei, la Beata Vergine Maria del Santo Rosario. Ci uniamo spiritualmente a questo atto di fiducia nella nostra Madre, e riceviamo dalle sue mani la corona del Rosario: è una scuola di preghiera, una scuola di fede!”.

Dopo la recita dell'Angelus, il Papa ha ricordato che “ieri, a Modena, è stato proclamato beato Rolando Rivi, un seminarista di quella terra, ucciso nel 1945, quando aveva 14 anni, in odio alla sua fede, colpevole solo di indossare la veste talare in quel periodo di violenza scatenata contro il clero, che alzava la voce a condannare in nome di Dio gli eccidi dell’immediato dopoguerra. Ma la fede in Gesù – ha affermato il Papa – vince lo spirito del mondo! Rendiamo grazie a Dio per questo giovane martire, eroico testimone del Vangelo” e grande “esempio per i giovani”.

Infine, Francesco ha dedicato “un pensiero speciale alla comunità peruviana di Roma, che ha portato in processione la sacra Immagine del Señor de los Milagros”, e ha rivolto un saluto particolare   al “gruppo di donne che sono venute da Gubbio, sulla cosiddetta 'Via Francigena Francescana'”, e ai responsabili della Comunità di Sant’Egidio "davvero bravi" in diversi Paesi dell’Asia. “A tutti auguro una buona domenica. Buon pranzo. E arrivederci”, ha concluso il Papa.

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