Maria Cristina, la beata che sfidò il Risorgimento

 04-05-2013

di Massimo Introvigne

 

Campane a festa il 3 maggio a Torino e a Napoli per l'annuncio che Maria Cristina di Savoia (1812-1836), regina delle Due Sicilie, sarà proclamata beata. La decisione è maturata in un'udienza concessa il 2 maggio da Papa Francesco al cardinale Angelo Amato S.D.B., prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi, nel corso della quale è stato approvato il decreto relativo al miracolo attribuito all'intercessione della venerabile Maria Cristina.

Dopo quella di Rolando Rivi (1931-1945), il seminarista ucciso dai partigiani comunisti nel Modenese, ecco un'altra beatificazione di Papa Francesco che mostra il desiderio di sbloccare cause a lungo rallentate da questioni e pressioni politiche. Senza paura di sfidare tabù: con Rolando Rivi, la Resistenza, ora con Maria Cristina il Risorgimento.

Certo, l'approvazione di un miracolo richiede i suoi tempi tecnici. Ma non ci si può nascondere che la causa di beatificazione di Maria Cristina era ferma da decenni per le obiezioni di storici secondo i quali proclamare beata la moglie del re delle Due Sicilie Ferdinando II (1810-1859) e la madre del suo successore Francesco II (1836-1894), due bestie nere del Risorgimento, sarebbe stato uno schiaffo alla retorica risorgimentale italiana.

Ma chi era Maria Cristina di Savoia? Era figlia del re di Sardegna Vittorio Emanuele I (1759-1824), uno strenuo oppositore della Rivoluzione francese e del liberalismo, e dell'arciduchessa d'Austria Maria Teresa d'Asburgo-Este (1773- 1832), che condivideva le idee contro-rivoluzionarie del marito ed è passata alla storia del regno di Sardegna come una delle regine più risolute. 
Maria Cristina, la figlia minore, nata il 14 novembre 1812 a Cagliari dove i sovrani si erano rifugiati per sfuggire all'invasione francese, era la preferita della madre.

Religiosissima fin da bambina, avrebbe voluto farsi suora. Ma il re Carlo Alberto (1798-1849) aveva per lei altri progetti. Voleva che andasse in sposa al re di Napoli Ferdinando II di Borbone, nel quadro di piani per un'unificazione pacifica e federale dell'Italia su cui gli storici ancora s'interrogano. 
Le tre sorelle maggiori di Maria Cristina avevano del resto sposato rispettivamente il Duca di Modena, l'Imperatore d'Austria e il Duca di Parma. Maria Cristina pianse molto – sembra anche il giorno delle nozze, il 21 novembre 1832 a Genova – ma si piegò alla ragion di Stato.

Contrariamente a quanto si legge spesso, anche su enciclopedie popolari come Wikipedia, gli storici che hanno studiato a fondo Maria Cristina hanno concluso che quello con Ferdinando II fu un matrimonio felice. 
Certo, i due coniugi erano diversi. Molto napoletano, scherzoso, esuberante Ferdinando II, e molto piemontese, riservata, schiva Maria Cristina. Ma il sovrano non era insensibile alla bellezza della moglie, molto lodata dalle dame di corte, e fu conquistato dalla sua grande bontà e carità che tra l'altro, finché la regina fu in vita, portò a graziare tutti i condannati a morte del Regno.

Maria Cristina aveva ereditato dai genitori opinioni politiche molto ferme, seppure temperate dalla sua innata mitezza. Non esitava a criticare anche la politica dei Savoia, e si opponeva con fermezza alle idee liberali e risorgimentali che cominciavano a manifestarsi. L'idea che fosse in balia del clero e dei Gesuiti, e che manifestasse eccessi di pudore e di moralismo, è invece in gran parte derivata – quando non da incomprensioni per uno stile sabaudo diverso da quello che prevaleva a Napoli – da una leggenda nera diffusa da autori risorgimentali, che purtroppo trova eco ancora oggi.

Come molte donne – e molte regine – dell'epoca, morì per i postumi del parto dopo avere dato alla luce l'ultimo re di Napoli, Francesco II. Era il 31 gennaio 1836 e la regina aveva solo ventitré anni. Aveva, del resto, predetto la sua morte. 
Fu sepolta in Santa Chiara a Napoli, e la devozione popolare non dimenticò mai la «reginella santa», cui si cominciarono ben presto ad attribuire anche miracoli. Ora la sua santità è riconosciuta dalla Chiesa universale.

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