miliziani cristiani che vogliono ‘restituire alla Cristianità’ l’Iraq

Nuovo articolo su Radio Spada

10 dicembre 2014

by jeannedarc

Dwekh Nawsha si traduce più o meno con votati al sacrificio. Sono duecento volontari, tutti cristiani, per la maggior parte di rito assiro, uno dei gruppi che compongono il variegato mosaico di una cristianità dalle radici antichissime. Tre mesi fa erano solo una quarantina, tutti Assiri, adesso ci sono Caldei, Siriaci e Ortodossi, di fronte alla minaccia.

 

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fonte: assyrianvoice.net

«Non stiamo solo a pregare come pensa la gente fuori da qui, noi preghiamo e combattiamo, questa è la nostra terra e dobbiamo proteggerla dai terroristi», dice Nael, poco più di vent’anni, sul petto della mimetica l’emblema bianco con la croce al centro e i raggi in rosso e blu, un simbolo che sa di antico, non fosse per i due Kalashnikov incrociati, segno dei tempi che tutti loro si trovano ad affrontare. Sono a Duhok, capoluogo del Kurdistan occidentale, a metà strada tra Mosul – l’antica Ninive in mano alle bandiere nere -, ed il confine con Siria e Turchia, nel loro quartier generale. […]

 

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fonte: Corriere.it

 

An Iraqi Christian Assyrian girl joins i

fonte: al-monitor.com

A Baqofa, i miliziani cristiani vogliono andare a vedere in che condizioni è il piccolo monastero da cui le suore sono dovute scappare quando il villaggio è stato preso dall’Isis, durante l’offensiva dell’estate. Le bandiere nere non si sono acquartierate tra queste povere case, preferendo la vicina cittadina di Tel’skuf, dove la chiesa è stata pesantemente devastata, le immagini sacre coperte da drappi neri, mentre qui per fortuna i danni sono molto limitati, solo qualche sfregio qua e là.

 

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fonte: Corriere.it

Una croce gettata a terra con un braccio spezzato: uno dei ragazzi si dà da fare per ricomporla. Negli armadi aperti e rovistati trovano molti testi antichi, anche manoscritti in lingua assira, il Capitano li esamina e ne legge qualche passo. C’è il tempo per una breve preghiera, poi un soldato si arrampica sul piccolo campanile e fa suonare ancora la campana, a lungo, in un silenzio irreale. Nessuno parla, si fanno il segno della croce. «E’ per questo che siamo qui, vogliamo restituire alla cristianità la piana di Ninive, le nostre speranze sono qui, non lasceremo questa terra senza combattere».

 

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fonte: shiapost.com

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