[NO194] Appello alla chiesa cattolica per un aiuto concreto ad abrogare la legge 194 per via referendaria

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by jeannedarc

no al aborto

di Pietro Guerini

Sabato 25 ottobre 2014 si è svolto a Milano e Caserta il corteo nazionale del comitato NO194, finalizzato a promuovere l’iniziativa che rappresenta l’unico fine per cui il comitato è costituito: un referendum abrogativo della l. 194, che ha legalizzato nel 1978 l’aborto volontario nel nostro paese.

La doppia manifestazione è molto ben riuscita, con un’attenzione notevole da parte dei media (articoli su Il Corriere, Repubblica, Il Fatto Quotidiano, Il Giornale, Avvenire, etc), che hanno posto l’attenzione sulle contestazioni e su altri fatti incidentali, ma anche sul nostro obiettivo.

Oggettivo l’incremento dei partecipanti rispetto al corteo meneghino dell’aprile scorso, ma non è certo questo l’aspetto che più m’interessava.

media hanno risposto positivamente rendendosi conto della rilevanza del contenuto non demagogico dell’evento, a cui non si potrebbe contrapporre un’inverosimile "Marcia della morte", che registrerebbe la presenza di qualche decina di satanisti in tutto il paese, ma un plausibilissimo corteo a difesa della legge 194.

Il confronto non è tra sensibili al tema della Vita (concetto che non significa nulla) e necromani devoti di satana, ma tra coloro che ritengono prioritario il diritto alla nascita del concepito e quelli che danno rilievo esclusivo al diritto di scelta della donna.

La partita è tutta qui, il resto è aria fritta, come ben sanno i nostri antagonisti che snobbano altre manifestazioni del cosiddetto mondo "pro life" perché, evidentemente, ritenute insignificanti .

Manifestazioni che si riducono all’auspicio che si pratichino meno interruzioni di gravidanza e nelle quali ci si sente rispondere (come ben sa chi come il sottoscritto le ha frequentate per raccogliere adesioni al nostro comitato) da una parte dei presenti che occorre rimuovere le cause socio-economiche che renderebbero “inevitabile” il ricorso all’aborto o che non si deve demonizzare la persona che decide di sopprimere il proprio figlio e colui che l’aiuta a porre in essere il suo intento.

Il corteo, privo di palloncini colorati e altri simboli gioiosi (fuori luogo nel momento in cui si debbono commemorare 6 milioni di bambini soppressi) e pubblicazioni da promuovere, lo si è voluto distinguere per compostezza e contenuti.

A tal ultimo riguardo, nel discorso introduttivo riprodotto qui, si è rivolto un appello alla Chiesa cattolica, estremamente circostanziato, affinché sostenga la nostra iniziativa sotto il profilo logistico e della promozione .

Un appello che cade in questo periodo non a caso.  

Le novità introdotte dal parlamento, per come prospettate da un prima approvazione, in materia referendaria rendono più agevole l’abrogazione di una legge.

Se è stata mantenuta la soglia delle 500 000 firme da raccogliere in tre mesi per lo svolgimento della consultazione, infatti, è stata fissata una seconda soglia a 800 000 sottoscrizioni varcata la quale il quorum previsto per l’ammissibilità del referendum non è più pari al 50% più uno degli elettori aventi diritto (circa 50 milioni) ma al 50% più uno degli elettori che hanno votato alle precedenti elezioni politiche (di regola 30 milioni, il 60% del totale).

In altri termini , qualora si raccolgano 800 001 firme in tre mesi, un referendum si potrebbe vincere col voto favorevole del 16% degli elettori complessivi, quello contrario del 15% e una non partecipazione pari al 69%.

Dato quest’ultimo non così lontano dalla realtà, visto il sempre più calante entusiasmo dei nostri concittadini verso le consultazioni elettorali.

E’ evidente che raccogliere 800 000 sottoscrizioni in tre mesi non è facile per un comitato come il nostro (che conta oltre 20 000 iscritti ed al quale ci si iscrive attraverso il sito www.no194.org), svincolato dai partiti, dalla loro organizzazione e dai loro finanziamenti, percepiti sotto forma di rimborsi elettorali e altro.

Un apporto decisivo potrebbe quindi essere offerto dall’istituzione ecclesiastica che, agevolando sul piano logistico-propagandistico l’iniziativa concreta di un’entità come la nostra, extrapartitica e proveniente dalla società civile, per la prima volta ha realmente la possibilità di ottenere l’abrogazione della legge che consente la soppressione legalizzata dei nostri simili più deboli durante la gravidanza, in violazione del diritto alla Vita, dei dettami di fondo della dottrina cattolica e, a prescindere da ogni convinzione religiosa, delle regole civiche più elementari.

Ma la Chiesa compirà mai questo passo?

Di recente l’appoggio ecclesiastico si è rivolto ad iniziative, come "Uno di noi", che non avevano per oggetto il diritto di aborto, su cui le ultralaicizzate istituzioni comunitarie adìte sono del resto incompetenti a decidere, ma lo smaltimento degli embrioni, e che erano subordinate ad un veto istituzionale inesistente in un referendum, nel quale è il popolo stesso che decide .

Ora che vi è un progetto diretto ad abrogare realmente quella legge, l’auspicio è che le istituzioni ecclesiastiche possano effettuare una scelta coerente con le ragioni profonde sulle quali si fonda la loro esistenza o, quanto meno, estendere il loro supporto a forme effettive di difesa del diritto alla Vita.

Invito, dunque, tutti i nostri iscritti ad operare come missionari a difesa della Vita nascente impegnati nel favorire un’alleanza tra società civile e istituzione ecclesiastica, attivandosi presso gli esponenti della Chiesa a sé più vicini per sensibilizzarli a sostenere la nostra azione.

E’ arrivata per tutti l’ora delle scelte fondamentali, quali quella tra diritto di soppressione del proprio figlio e diritto di nascita, tra profitto e  uomo, tra interessi di comodo e altruistica difesa del più debole, tra cinico laicismo e civiltà, tra cattolicesimo di facciata e cattolicesimo ideale, tra cattolici adult(er)i (verso la parola di Dio) e cattolici.

E’, in particolare, arrivato il tempo di rischiare l’impopolarità verso il potere, i media e la cultura dominanti come di essere esclusi dai salotti del pensiero unico, di combattere a fianco di coloro che, come noi, vogliono attuare il doppio messaggio di Giovanni Paolo II, diretto a combattere le leggi abortiste (come da enciclica "Evangelium vitae") e a non avere paura, nella consapevolezza che il concepito è il vero ultimo nella nostra società, per il quale la posta in gioco non è vivere bene o male, ma vivere, che non è difeso da sindacati e partiti, che non può scioperare o manifestare, che è vittima di molteplici interessi di comodo ed economici, che lo rendono inviso ai poteri forti, ai media, alle lobbies riconducibili anzitutto alle case farmaceutiche ed alle strutture sanitarie.      

Di qui, come fedele e come cittadino, un’apertura di credito ai singoli sacerdoti ed all’istituzione a cui appartengono, fiduciosi in un appoggio concreto, fondato sugli ideali che giustificano l’esistenza della stessa, non subordinato a valutazioni politiche e costituzionalistiche che nulla hanno a che fare con la teologia e che rappresentano il “se“ ed il “ma“ dietro cui giustificare il tradimento di quegli ideali.

Nella peggiore delle ipotesi un referendum sul tema sarebbe l’occasione per aprire un dibattito nel paese e nelle singole coscienze, di credenti e non, sopito da oltre un trentennio, che potrebbe salvare molte vite umane e che non può che nascere da eventi di cogente ed inequivocabile rilevanza pubblica come un referendum.   

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