21-02-2014
Il Concistoro straordinario sulla famiglia ha attirato l'attenzione dei media soprattutto per le proposte del cardinale tedesco Walter Kasper in tema di divorziati risposati, peraltro presentate in modo problematico e ipotetico, con una prudenza assai maggiore rispetto a interviste e dichiarazioni di altri presuli, specie di lingua tedesca, nelle settimane precedenti. Al di là della pure interessante discussione tra i cardinali, vale la pena di esaminare le parole di Papa Francesco all'apertura del Concistoro, il 20 febbraio 2014, accompagnate dalla pubblicazione di un messaggio – formalmente datato 19 febbraio – alla Pontificia Accademia per la Vita.
Ai cardinali il Papa ha ricordato che la famiglia, che nasce dalla benedizione di Dio sull'unione dell'uomo e della donna «è la cellula fondamentale della società umana. Fin dal principio il Creatore ha posto la sua benedizione sull’uomo e sulla donna affinché fossero fecondi e si moltiplicassero sulla terra; e così la famiglia rappresenta nel mondo come il riflesso di Dio, Uno e Trino».
I cardinali potranno discutere di molte cose, ha detto Francesco, ma «la riflessione avrà sempre presente la bellezza della famiglia e del matrimonio, la grandezza di questa realtà umana così semplice e insieme così ricca, fatta di gioie e speranze, di fatiche e di sofferenze». Dovremo discutere, ha aggiunto il Pontefice, «con profondità e senza cadere nella “casistica”, perché farebbe inevitabilmente abbassare il livello del nostro lavoro», parole in cui alcuni hanno visto un rimprovero a quei presuli che sul tema avevano rilasciato interviste incaute e frettolose. «La famiglia oggi è disprezzata, è maltrattata – ha affermato il Papa – , e quello che ci è chiesto è di riconoscere quanto è bello, vero e buono formare una famiglia, essere famiglia oggi; quanto è indispensabile questo per la vita del mondo, per il futuro dell’umanità. Ci viene chiesto di mettere in evidenza il luminoso piano di Dio sulla famiglia e aiutare i coniugi a viverlo con gioia nella loro esistenza, accompagnandoli in tante difficoltà, con una pastorale intelligente, coraggiosa e piena d'amore».
Alla Pontificia Accademia per la Vita, nel ventennale della sua istituzione con il compito di «studiare, informare e formare circa i principali problemi di biomedicina e di diritto, relativi alla promozione e alla difesa della vita, soprattutto nel diretto rapporto che essi hanno con la morale cristiana e le direttive del Magistero della Chiesa», il Papa ha offerto una riflessione sul tema degli anziani e dell'eutanasia, Oggi, ha affermato, «si riscontra il dominio tirannico di una logica economica che esclude e a volte uccide, e di cui oggi moltissimi sono vittime, a partire dai nostri anziani».
Francesco invita a rileggere un brano della «Evangelii gaudium»: «Abbiamo dato inizio alla cultura dello “scarto” che, addirittura, viene promossa. Non si tratta più semplicemente del fenomeno dello sfruttamento e dell’oppressione, ma di qualcosa di nuovo: con l’esclusione resta colpita, nella sua stessa radice, l’appartenenza alla società in cui si vive, dal momento che in essa non si sta nei bassifondi, nella periferia, o senza potere, bensì si sta fuori. Gli esclusi non sono “sfruttati” ma rifiuti, “avanzi”». E chiarisce che in quel brano aveva in mente proprio gli anziani e l'eutanasia. «La situazione socio-demografica dell’invecchiamento ci rivela chiaramente questa esclusione della persona anziana, specie se malata, con disabilità, o per qualsiasi ragione vulnerabile».
Alla base della questione dell'esclusione degli anziani e dell'eutanasia vi è «una questione antropologica: quanto vale l’uomo e su che cosa si basa questo suo valore. La salute è certamente un valore importante, ma non determina il valore della persona. La salute inoltre non è di per sé garanzia di felicità: questa, infatti, può verificarsi anche in presenza di una salute precaria. La pienezza a cui tende ogni vita umana non è in contraddizione con una condizione di malattia e di sofferenza. Pertanto, la mancanza di salute e la disabilità non sono mai una buona ragione per escludere o, peggio, per eliminare una persona; e la più grave privazione che le persone anziane subiscono non è l’indebolimento dell’organismo e la disabilità che ne può conseguire, ma l’abbandono, l’esclusione, la privazione di amore».
Anche all'Accademia per la Vita Francesco ricorda che «maestra di accoglienza e solidarietà è, invece, la famiglia»: qui si impara e si mette in pratica il principio secondo cui «la perdita della salute non è una ragione per discriminare alcune vite umane; la famiglia insegna a non cadere nell’individualismo e equilibrare l’io con il noi».
O famiglia, o eutanasia, «Una società è veramente accogliente nei confronti della vita quando riconosce che essa è preziosa anche nell’anzianità, nella disabilità, nella malattia grave e persino quando si sta spegnendo; quando insegna che la chiamata alla realizzazione umana non esclude la sofferenza, anzi, insegna a vedere nella persona malata e sofferente un dono per l’intera comunità, una presenza che chiama alla solidarietà e alla responsabilità». È questo, ha concluso il Papa citando il beato Giovanni Paolo II (1920-2005), «il Vangelo della vita» che è anche il Vangelo della famiglia. La Chiesa potrà esaminare le soluzioni pastorali migliori per tante situazioni concrete. Ma questo è l'imprescindibile punto di partenza.