“Quando verrà a casa mia bacerò i piedi a papa Francesco”

24/07/2013 
 
Un'immagine delle favelas di Rio

UN'IMMAGINE DELLE FAVELAS DI RIO CON DEI BAMBINI

Eccitazione e gioia i tra gli abitanti di una delle “favelas” di Rio de Janeiro che si prepara ad accogliere la visita del “Papa dei poveri”

GERARD O’CONNELL*
RIO DE JANEIRO

"Voglio baciare i piedi al Papa, perché non sono degna di accoglierlo in casa mia", mi ha detto Amara Marinho, 82 anni, alla vigilia della visita di Papa Francesco nella sua casa semplice, scarsamente ammobiliata in una delle “favelas” di Rio de Janeiro, note anche come 'baraccopoli' o ''slum'.

Amara vive qui con sua sorella Jovenia, di 90 anni, a soli pochi minuti a piedi dalla chiesa di San Girolamo, il primo luogo in cui il Papa si recherà il 25 luglio.

Dopo aver fatto tappa in questa chiesa, percorrerà meno di un chilometro di strada fino al campo da calcio dove si pensa che ad aspettarlo ci saranno 2.500 persone della Comunità di Varginha. La comunità è parte della ancora più grande 'favela' di Manguinhos dove vivono più di 20.000 brasiliani.
 

Papa Francesco ha infatti chiesto espressamente di visitare una delle 763 'favelas' di Rio durante il suo soggiorno qui per la Giornata Mondiale della Gioventù (GMG), per riaffermare la dignità delle tante persone che vivono duramente e tra mille difficoltà in queste costruzioni improvvisate, spesso precarie, e dominate non raramente da un clima di violenza e criminalità. La sua intenzione è quella di accendere i riflettori sul loro triste destino, e spingere chi ha il potere per farlo a lavorare seriamente per assicurare loro case migliori, un lavoro e una speranza per il futuro.

Al giorno d'oggi, almeno una persona su cinque degli oltre 6 milioni di abitanti (22% della sua popolazione) di Rio de Janeiro vive in una favela. In base agli ultimi dati statistici nazionali ufficiali (2010), in Brasile circa l'11% dei 195 milioni di abitanti vive in 6.328 favela, e moltissimi di loro sono giovani.

Il Papa argentino conosce bene questa situazione e in questo modo, coniugando gesti e parole, intende portare speranza e incoraggiamento a coloro che vivono nelle “favelas” in Brasile come faceva con gli  abitanti delle 'villas miserias' o delle 'villas de emergencia' a Buenos Aires, di cui è stato arcivescovo dal 1998 fino alla sua elezione a pontefice. Ha frequentato assiduamente le 'villas' della città e così quando il 25 luglio prossimo si recherà su una jeep scoperta in questa favela di Rio, troverà una realtà che gli è molto familiare.

La sua visita sta suscitando una tremenda eccitazione in questa 'favela' in cui nel gennaio scorso le autorità – al termine di una lunga battaglia – sono riuscite a liberarsi dalla morsa delle bande criminali che hanno tenuto banco qui per molto tempo. Come risultato di questo processo di 'pacificazione' , la polizia ora è visibilmente presente in tutti gli ingressi della 'favela' nel tentativo di assicurare una vita più sicura per tutti i suoi abitanti e anche per le due anziane sorelle.

"Voglio dire 'Ti amo!' a Papa Francesco", ha confessato Amara a me e ad un gruppo di giornalisti di lingua spagnola quando le siamo andate a trovare a casa il 23 luglio. Lei e sua sorella custodiscono un grande ritratto del Papa appeso alla parete di casa, vicino ad una statua di legno nera raffigurante Nostra Signora di Aparecida. "Sono così eccitata, così felice, così emozionata al pensiero della sua visita che dimentico di prendere le medicine per il cuore", ha aggiunto. Poi, sopraffatta dall'emozione, è scoppiata a piangere. Una volta riacquistata la calpa, ci  ha quindi detto: "Non cambierò nulla di quanto c'è qui; voglio che veda esattamente com'è la nostra casa!". Pensa persino di offrirgli una tazzina di caffè.

È stata la comunità parrocchiale locale, guidata da Padre Marcio, a scegliere la casa delle due anziane sorelle per la visita del Papa a una famiglia della favela. Le sorelle sperano che per l'occasione ci siano anche alcuni dei loro tanti nipoti.

La visita di Papa Francesco alle anziane sorelle combina bene i due interessi principali che sta cercando di portare avanti qui alla GMG, accentuando il fatto che se negli ultimi decenni la società ha badato più che altro a 'scartare' gli anziani, oggi sta facendo lo stesso con i giovani privandoli della giusta assistenza sanitaria, dell'educazione – e molto più importante – di un lavoro. Sta dicendo a tutti – all'interno e al di fuori della Chiesa – che dobbiamo unirci nel combattere questa 'cultura dell'usa e getta', questa falsa mentalità socioeconomica del mondo odierno, e ancora una volta riaffermare la dignità e il valore di tutti e di ciascun essere umano, giovane o vecchio che sia.

*traduzione a cura di Aleteia

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