Siria: è polemica tra i Patriarchi di Antiochia e Gerusalemme

29/10/2013 
Siria

CRISTIANI IN SIRIA

L’esercito riconquista la città cristiana di Sadad, mentre cresce la polemica tra i capi religiosi

RAFFAELE GUERRA
ROMA

Per ora, la città cristiana di Sadad è sicura e in mano all’esercito: questo è quanto appare nelle ultime ore dalle notizie diffuse dai media siriani e dall’agenzia di stampa governativa SANA. Dopo circa una settimana di conflitto con il Fronte al-Nusra, affiliato alla rete quaedista, la città a nord di Damasco è ora fuori dalla minaccia islamica.

L’attacco del commando era iniziato la scorsa settimana con la presa di un check-point che aveva permesso al gruppo di entrare in controllo della parte occidentale della città.

Secondo alcuni commentatori, l’operazione sulla città di Sadad, che sorge in una posizione strategica poco distante dall’autostrada che collega Damasco con il nord del Paese, sarebbe stata provocata dalla visita nella capitale siriana di Lakhdar Brahimi, inviato della Lega Araba e dell’ONU. Si tratta del primo osservatore in assoluto della Lega Araba, insieme alle Nazioni Unite, dall’inizio del conflitto. Brahimi è arrivato lunedì scorso in prima mattinata all’aeroporto di Beirut e da lì è partito per Damasco.

Il suo obiettivo è di preparare una conferenza di pace sulla Siria che dovrebbe tenersi il prossimo mese a Ginevra.  Ad ogni modo, però, i venti di guerra, in Siria, soffiano anche negli ambienti ecclesiastici. A riprova della situazione di grave crisi in cui le Chiese cristiane ortodosse si trovano ormai da circa un secolo per il progressivo deterioramento dei rapporti fra le sedi episcopali, arriva la nuova polemica fra il Patriarcato di Antiochia e quello di Gerusalemme.

Martedì scorso, l’agenzia di stampa greca Romphea ha battuto la notizia secondo cui il patriarca greco di Antiochia Giovanni X Yazigi (fratello del vescovo Paul Yazigi rapito nei mesi scorsi), con sede ufficiale a Damasco, avrebbe lanciato un ultimatum al suo omologo di Gerusalemme in merito alla giurisdizione sul Qatar. Il patriarca antiocheno avrebbe scritto che se entro due mesi il Patriarcato di Gerusalemme non risolverà la questione, la comunione tra le due Chiese sarà tagliata.

L’annosa questione riguarda il fatto che entrambe le sedi considerano il Qatar come facente parte della propria giurisdizione. La polemica, però, è iniziata quando il Patriarca di Gerusalemme Theophilos III ha consacrato, lo scorso 10 marzo, il metropolita Makarios per il Qatar, nonostante la presenza del metropolita greco antiocheno Constantinos per il Golfo Persico.
La reazione del Sinodo di Antiochia, dal quartier generale di Balamand (Libano), non si fece attendere: la mossa violerebbe l’Accordo di Ginevra che regolamenta i rapporti fra le Chiesa Ortodosse firmatarie, tra cui Gerusalemme e Antiochia.  In questi mesi a nulla è servita la mediazione del Patriarca di Costantinopoli Bartolomeo I e dello stesso governo greco.
Certamente le polemiche giurisdizionali non aiutano, in uno Stato in cui i pochi cristiani, per lo più immigrati o figli di immigrati, sono talvolta severamente perseguitati dalle autorità e dai gruppi islamici. Basti pensare che, nonostante la libertà religiosa formalmente garantita dalla costituzione del Qatar, lo Stato si trova al ventesimo posto della World Watch List 2013.
Intanto, in Siria è arrivato martedì scorso un appello dell’arcivescovo Selwanos Boutros Alnemeh, titolare dell’Arcidiocesi di Homs e Hama della Chiesa Ortodossa Siriaca di Antiochia e di Tutto l’Oriente. La preoccupazione di Selwanos è rivolta ai cristiani di Sadad e Alhafar, isolati dal resto delle comunità cristiane per distanza e per l’azione dei commando islamici.

L’appello chiede che sia loro permesso di emigrare verso Derattiah e Homs, dove la Chiesa potrebbe adeguatamente accoglierli. Si tratta, secondo l’arcivescovo, di circa 3000 persone per i quali la Chiesa siro-antiochena sta cercando di mediare con i gruppi islamici cercando di coinvolgere anche organismi internazionali.

Nel descrivere i cristiani, le parole di Selwanos fotografano la drammaticità della situazione in cui versa la popolazione civile siriana: “Mi rivolgo a chiunque possa raggiungere le organizzazioni mondiali, a chi conosce i punti sui quali poter fare pressione, a chi è in grado di dialogare con i ribelli affinché sia loro richiesto di lasciar emigrare i cristiani senza alcuna minaccia, dal momento che non hanno più energia elettrica, acqua e rete telefonica, ed è loro rimasto poco cibo, nonostante la presenza di bambini e malati che hanno bisogno di medicine”. 

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