Teodolfo Mertel e la bufala delle donne cardinale

4/11/2013 

 

Sacerdozio femminile e polemiche

SACERDOZIO FEMMINILE E POLEMICHE

In Irlanda si fa addirittura il nome della teologa che potrebbe ricevere la porpora. Ma Francesco vuole de-clericalizzare i preti, non clericalizzare i laici e le donne

ANDREA TORNIELLI
CITTÀ DEL VATICANO

Dopo che da oltre un mese il tam tam basato sul nulla ha preso a girare, e su Facebook si sono compilate liste di possibili «cardinalesse», domenica il quotidiano britannico «The Sunday Times» ha lanciato un'altra candidatura per la porpora femminile, la teologa irlandese Linda Hogan, 49 anni, sposata e docente al Trinity College di Dublino.

Di cardinali «laici» si era parlato all'epoca di Paolo VI, attribuendo al Pontefice bresciano l'intenzione di dare la berretta al filosofo francese Jacques Maritain. A Giovanni Paolo II è stata attribuita la pensata di elevare al cardinalato il suo portavoce Joaquín Navarro Valls e anche Madre Teresa di Calcutta (Wojtyla in realtà ha fatto qualcosa di più, dato che l'ha beatificata). Mentre è nell'ottobre 1994 che la richiesta delle donne cardinale risuona per la prima volta nell'aula del Sinodo: in presenza di Giovanni Paolo II, il vescovo gesuita congolese Ernest Kombo, afferma: «Chiedo che le donne possano accedere ai posti più alti delle gerarchie della Chiesa, che possano essere nominate cardinali».

È vero che il cardinalato non appartiene a quella che viene chiamata la «costituzione divina» della Chiesa, e dunque nulla vieterebbe di abolire il collegio cardinalizio o di riformarlo radicalmente trasformandolo in qualcosa di molto diverso rispetto a ciò che ora è. Ma oggi come oggi appare davvero difficile affermare che la porpora sia soltanto un mero titolo onorifico. Il cardinalato infatti – spiegano gli esperti – è un titolo giurisdizionale, perché comporta una collaborazione dei porporati con il Papa, come singoli o come collegio, nel governo della Chiesa universale. Il nuovo Codice di Diritto canonico promulgato nel 1983 è piuttosto recita al canone 351: «Ad essere promossi cardinali vengono scelti liberamente dal Romano Pontefice uomini che siano costituiti almeno nell'ordine del presbiterato, in modo eminente distinti per dottrina, costumi, pietà e prudenza nel disbrigo degli affari; coloro che già non siano vescovi, devono ricevere la consacrazione episcopale»

Il precedente spesso ricordato dell'ultimo cardinale non ordinato prete è quello di Teodolfo Mertel, figlio di un panettiere bavarese venuto a lavorare nello Stato Pontificio. Insigne giurista, maestro del futuro cardinale Segretario di Stato Pietro Gasparri, scrisse in una sola notte lo Statuto promulgato da Pio IX nel 1948: Papa Mastai non ne corresse neanche una virgola. Mertel, ricevette la tonsura – che allora significava l'ingresso nello stato clericale – nel 1843 e fu elevato alla porpora cardinalizia dallo stesso Pio IX nel marzo 1858. Nel momento in cui ricevette la porpora non aveva ancora uno degli ordini maggiori (diaconato, presbiterato, episcopato). Nominato cardinale diacono di Sant'Eustachio, ricevette l'ordinazione diaconale nel maggio di quello stesso anno dalle mani del Papa. Quasi contestualmente alla consegna della berretta rossa, dunque, divenne diacono. Quando morì, nel 1899, era l'ultimo dei porporati a non poter celebrare messa perché diaconi e non sacerdoti. Dal pontificato di Giovanni XXIII i cardinali devono essere vescovi, anche se, a partire dai concistori di Giovanni Paolo II, il Papa ha concesso una deroga alla norma ai neo-porporati molto anziani i quali chiedevano di essere dispensati dall'ordinazione episcopale.

L'idea delle donne cardinale, che qualcuno ritiene sia una possibilità concreta sotto il pontificato di Papa Francesco (così l'ha salutata un mese fa sulle colonne del quotidiano «Il Messaggero»  l'editorialista de «L'Osservatore Romano» Lucetta Scaraffia), non appare affatto in linea con l'insegnamento del Pontefice argentino. Da arcivescovo di Buenos Aires e ora da Papa Bergoglio infatti continua a indicare il clericalismo come una delle malattie che affliggono la Chiesa. Il Papa vuole rendere meno clericali vescovi e preti, non «clericalizzare» i laici e le donne. Pur avendo affermato più volte, e con chiarezza, la necessità di valorizzare le donne nella Chiesa, Francesco, nell'intervista con il direttore di «Civiltà Cattolica» aveva dichiarato: «Temo la soluzione del machismo in gonnella… E invece i discorsi che sento sul ruolo della donna sono spesso ispirati proprio da un' ideologia machista».

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