“Troppo centralismo nella chiesa ripartiamo dal Concilio”

1/10/2013  

   

Papa pensoso

PAPA PENSOSO

Francesco prosegue il carteggio con Eugenio Scalfari mettendo al centro le "periferie" esistenziali e geografiche e dice "la Chiesa non cresce per proselitismo ma per testimonianza"

GIACOMO GALEAZZI
CITTÀ DEL VATICANO

 

Iniziato a settembre prosegue il dialogo di papa Francesco con il fondatore di "Repubblica" Eugenio Scalfari, nel quale il Papa ribadisce il "difetto" della Curia e cioè che è "troppo vaticano-centrica". Egli quindi, raccomanda di "ripartire dal Concilio" e conferma la sua intenzione di  "aprire alla cultura moderna".

Anzi "aprirsi alla modernità è un dovere". In un dialogo in Vaticano, Bergoglio ha parlato a Scalfari dei suoi piani per una riforma della Chiesa.

Da oggi a giovedì Francesco si riunisce con il Consiglio degli otto cardinali, istituzionalizzato con un chirografo dello stesso pontefice. «I cattolici impegnati nella politica hanno dentro di loro i valori della religione, ma una loro matura coscienza e competenza per attuarli.

La Chiesa non andrà mai oltre il compito di esprimere e diffondere i suoi valori, almeno fin quando io sarò qui», promette Papa Francesco, rispondendo a una domanda sull’impegno dei cattolici. «Le istituzioni politiche – spiega – sono laiche per definizione e operano in sfere indipendenti. Questo l’hanno detto tutti i miei predecessori, almeno da molti anni in qua. Sia pure con accenti diversi. La politica – sottolinea il Pontefice – è la prima delle attività civili ed ha un proprio campo di azione che non è quello della religione».

Dunque «parleremo anche del ruolo delle donne nella Chiesa, le ricordo che la Chiesa è femminile». Con queste parole Papa Francesco si è congedato da Scalfari, dopo quella che appare dunque solo come la prima delle intervista che saranno concesse dal Pontefice al fondatore di Repubblica. Nella lettera che gli aveva scritto il 4 settembre, Bergoglio affrontava nodi dottrinari di grande rilevanza. "Io non parlerei, nemmeno per chi crede, di verità "assoluta", nel senso che assoluto è ciò che è slegato, ciò che è privo di ogni relazione- sotiene il Pontefice-. Ora, la verità, secondo la fede cristiana, è l'amore di Dio per noi in Gesù Cristo.

Dunque, la verità è una relazione! Tant'è vero che anche ciascuno di noi la coglie, la verità, e la esprime a partire da sé: dalla sua storia e cultura, dalla situazione in cui vive, ecc. Ciò non significa che la verità sia variabile e soggettiva, tutt'altro. Ma significa che essa si dà a noi sempre e solo come un cammino e una vita".

Infatti, "non ha detto forse Gesù stesso: "Io sono la via, la verità, la vita"? In altri termini, la verità essendo in definitiva tutt'uno con l'amore, richiede l'umiltà e l'apertura per essere cercata, accolta ed espressa".

Dunque, "bisogna intendersi bene sui termini e, forse, per uscire dalle strettoie di una contrapposizione… assoluta, reimpostare in profondità la questione". Il Papa pensa "che questo sia oggi assolutamente necessario per intavolare quel dialogo sereno e costruttivo che auspicavo all'inizio di questo mio dire.

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