«Tutti siamo peccatori ma possiamo chiedere perdono»

28/03/2014 

Il Papa alla Celebrazione penitenziale in San Pietro

(©REUTERS) IL PAPA ALLA CELEBRAZIONE PENITENZIALE IN SAN PIETRO

 

Omelia a San Pietro di papa Francesco che si confessa da un penitenziere e celebra il sacramento della Riconciliazione

GIACOMO GALEAZZI
CITTA'DEL VATICANO

«Chi tra di noi può presumere di non essere peccatore?». Questa domanda è risuonata – per bocca di papa Francesco – nella basilica di San Pietro, dove ha confessato alcuni fedeli e presieduto il rito penitenziale promosso dal Pontificio Consiglio per la nuova Evangelizzazione. Bergoglio ha citato le parole dell'apostolo Giovanni: «Se diciamo di essere senza peccato, inganniamo noi stessi e la verità non è in noi. Se confessiamo i nostri peccati, egli è fedele e giusto tanto da perdonarci i peccati e purificarci da ogni iniquità».

«È quello che avviene – ha sottolineato – anche in questa celebrazione e in tutta questa giornata penitenziale». Nella sua omelia, Francesco ha ricordato che nella Quaresima «siamo chiamati ad abbandonare i comportamenti del peccato e fissare lo sguardo sull'essenziale» e ha ricordato «la differenza tra la vita deformata dal peccato e quella illuminata della grazia». Alle 17 il Pontefice ha presieduto nella Basilica vaticana il rito per la riconciliazione di più penitenti con la confessione e l’assoluzione individuale. La celebrazione ha aperto lo speciale momento penitenziale, chiamato "24 ore per il Signore", promosso dal Pontificio Consiglio per la Promozione della nuova Evangelizzazione e che viene vissuto in concomitanza in numerose diocesi del mondo, alla vigilia della IV domenica di Quaresima, “Dominica in Laetare”. «Dal cuore dell'uomo rinnovato secondo Dio provengono – ha spiegato – i comportamenti buoni: parlare sempre con verità ed evitare ogni menzogna; non rubare, ma piuttosto condividere quanto si possiede con gli altri, specialmente con chi è nel bisogno; non cedere all'ira, al rancore e alla vendetta, ma essere miti, magnanimi e pronti al perdono; non cadere nella maldicenza che rovina la buona fama delle persone, ma guardare maggiormente al lato positivo di ognuno».

Francesco si è accostato questo pomeriggio a uno dei confessionali della basilica di San Pietro per ricevere egli stesso l'assoluzione. Lo ha fatto nel corso della celebrazione penitenziale presieduta in San Pietro, prima di confessare a sua volta alcuni fedeli. "Nel periodo della Quaresima la Chiesa, a nome di Dio, rinnova l’appello alla conversione – evidenzia Francesco – È la chiamata a cambiare vita. Convertirsi non è questione di un momento o di un periodo dell’anno, è impegno che dura tutta la vita. Chi tra di noi può presumere di non essere peccatore? Nessuno».

È quello che avviene anche in questa Celebrazione e in tutta questa giornata penitenziale. La Parola di Dio «che abbiamo ascoltato ci introduce in due elementi essenziali della vita cristiana». Il primo: «Rivestirci dell’uomo nuovo. L’uomo nuovo, “creato secondo Dio” (Ef 4,24), nasce nel Battesimo, dove si riceve la vita stessa di Dio, che ci rende suoi figli e ci incorpora a Cristo e alla sua Chiesa. Questa vita nuova permette di guardare alla realtà con occhi diversi, senza più essere distratti dalle cose che non contano e non possono durare a lungo». Per questo «siamo chiamati ad abbandonare i comportamenti del peccato e fissare lo sguardo sull’essenziale. L’uomo vale più per quello che è che per quello che ha. Ecco la differenza tra la vita deformata dal peccato e quella illuminata della grazia".

Dal cuore dell’uomo rinnovato secondo Dio provengono i comportamenti buoni: parlare sempre con verità ed evitare ogni menzogna; «non rubare, ma piuttosto condividere quanto si possiede con gli altri, specialmente con chi è nel bisogno; non cedere all’ira, al rancore e alla vendetta, ma essere miti, magnanimi e pronti al perdono; non cadere nella maldicenza che rovina la buona fama delle persone, ma guardare maggiormente al lato positivo di ognuno».

Il secondo elemento: «Rimanere nell’amore. L’amore di Gesù Cristo dura per sempre, non avrà mai fine perché è la vita stessa di Dio. Questo amore vince il peccato e dona la forza di rialzarsi e ricominciare, perché con il perdono il cuore si rinnova e ringiovanisce. Il nostro Padre non si stanca mai di amare e i suoi occhi non si appesantiscono nel guardare la strada di casa, per vedere se il figlio che se n’è andato e si è perduto fa ritorno». E questo Padre «non si stanca nemmeno di amare l’altro figlio che, pur rimanendo sempre in casa con lui, tuttavia non è partecipe della sua misericordia, della sua compassione. Dio non solo è all’origine dell’amore, ma in Gesù Cristo ci chiama ad imitare il suo stesso modo di amare: “Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri” (Gv 13,34). Nella misura in cui i cristiani vivono questo amore, diventano nel mondo discepoli credibili di Cristo. L’amore non può sopportare di rimanere rinchiuso in se stesso. Per sua stessa natura è aperto, si diffonde ed è fecondo, genera sempre nuovo amore". Quindi «cari fratelli e sorelle, dopo questa celebrazione, molti di voi si faranno missionari per proporre ad altri l’esperienza della riconciliazione con Dio. "24 ore per il Signore" è l’iniziativa a cui hanno aderito tante diocesi in ogni parte del mondo. A quanti incontrerete, potrete comunicare la gioia di ricevere il perdono del Padre e di ritrovare l’amicizia piena con Lui. Chi sperimenta la misericordia divina, è spinto a farsi artefice di misericordia tra gli ultimi e i poveri. In questi "fratelli più piccoli" Gesù ci aspetta (cfr Mt 25,40), andiamogli incontro! E celebreremo la Pasqua nella gioia di Dio».

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