6 agosto. Da: I Quaderni del 1943 di Maria Valtorta

6 agosto 1943.

Dice Gesù:

«Il mio Sangue, chiamato con ira su se stessi dai miei nemici e accusatori, non ha perduto le sue duplici qualità di perdono e di condanna.

Passano i secoli, figlia, ma Io e tutto quanto è mio resta in un eterno presente. Nell’ora delle tenebre, in cui splendeva solo la porpora del mio Sangue divino come un faro che voleva salvare l’umano genere, ma che fu visto soltanto da pochi, è avvenuto quello che si ripete nei secoli e si ripeterà fintanto che sarà la Terra. Effuso con amore infinito, produsse miracoli di redenzione dove trovò amore, ma divenne condanna su chi rispose con ira ed odio al sacrificio di un Dio.

Ma che ne dici? Io ero Dio e avevano annunciato la mia venuta i profeti, e avevano convalidato la loro parola i miracoli da Me compiuti, e avevo confermato la mia natura divina Io stesso, in un’ora di giudizio estremo nella quale l’accusato non mente. Eppure mi hanno ucciso. Non hanno a loro discolpa, quei nemici del Cristo, l’avere ignorato chi fosse Colui che accusavano e volevano morto. E perciò più severa fu la loro condanna perché, ricorda sempre, a colui a cui più è dato di amore, di benefici, di conoscenza,  più è richiesto. Non deve l’idea della mia Bontà esonerarvi dal dovere del rispetto.

Ma anche ora, figlia mia, ma anche ora non è la stessa cosa? Anche ora il mondo non ignora che per essere salvo, per essere in pace, per essere felici, ci vuole l’aiuto mio. Ebbene: che fa il mondo? Mi accusa e mi maledice. Mi accusa di non amarlo, di essere crudele, di essere indifferente, e mi maledice per queste colpe di cui sono incolpevole.

E che? Come può il mondo accusare Dio? Come può l’uomo maledire Dio? Come formica che tenti ribaltare un masso di monte, così sono gli stolti conati dell’uomo che odia Iddio. Non fa che rovinarsi e precipitare nello sforzo sacrilego.

Questo per quelli che sono i moderni nipoti dei lontani ebrei. Gli altri, poi, i meno colpevoli nella massa dei colpevoli, non maledicono e non accusano apertamente, ma non pregano con fiducia, non vivono con sacrificio, non amano con ardore. Sono macchinette ancora ben mosse dal meccanismo spirituale, ma senza propria forza di moto. Sono acque che vanno sotto la spinta di  secoli di cristianesimo, ma che vanno unicamente per questo. Non per volontà propria. E come tutte le acque, giunte in una piatta pianura e troppo lontane da montana sorgente, stagnano per troppo esiguo moto, corrompendosi.

Non è corrompendosi o ribellandosi che si salva il mondo. E in verità ti dico che se non vengono mali maggiori a questa povera razza umana per la quale sono morto, non è certo in grazia delle preghiere senz’anima e delle esistenze piatte. Ma chi salva il mondo, e fino ad ora lo ha salvato, sono i pochi sui quali il mio Sangue ha operato i miracoli dell’amore, perché li ha trovati coppe d’amore al cielo levate.

Però con tanto dolore vedo che queste creature in cui attecchisce l’Amore divengono sempre più poche. Le vittime! Le mie vittime! Oh! chi dà al Redentore, alla grande Vittima, un esercito di vittime per salvare il mondo, che accusa Dio di peccato e non pensa che il suo male viene dall’aver peccato l’uomo contro Dio e contro l’uomo?»

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