Bagnasco: “Nessuno è fuori dalla Chiesa”

20/06/2013 
Il cardinale Bagnasco

IL CARDINALE BAGNASCO

Il presidente della Cei ritorna sul tema dei divorziati e ricorda come l'istituzione ecclesiastica non debba sostituirsi allo Stato

REDAZIONE
ROMA

«La Chiesa non vuole e non deve sostituire lo Stato perché la Chiesa non è la pietosa infermiera della storia, ma fa anche l'infermiera della storia. Lo Stato deve costruire sé stesso preoccupandosi di ogni cittadino nei suoi diritti fondamentali, nel segno della giustizia, che è lo scopo della politica. La Chiesa ben volentieri si affianca allo Stato e alle istituzioni civili per quello che può, per quella che è la sua missione».

Lo ha affermato il presidente della Cei, Angelo Bagnasco, a Pescara per l'inaugurazione della `Cittadella dell'Accoglienza´, realizzata per volontà della locale Arcidiocesi.

«Si dice che oggi lo stato sociale, l'unico rimasto, lo faccia la Chiesa – ha proseguito -. Non so se sia vero o meno, non mi interessa. È se fosse vero non ci gloriamo, ne prendiamo atto, cercando di fare il meglio del nostro dovere, contenti di poter servire. Tutti i gesti, tutte le opere che la comunità cristiana pone in essere hanno anche una funzione di richiamo di stimolo alla società civile ad essere responsabile di se stessa in modo autonomo, perché si organizzi sempre meglio, senza che la Chiesa si voglia tirare fuori – ha concluso Bagnasco – ma standoci dentro, con gli altri».

Parlando dell'impossibilità per i divorziati di accedere all'Eucarestia, il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale italiana, fa notare, tra l'altro, che «nessuno è fuori dalla Chiesa», anche se queste persone non possono ricevere l'eucarestia, «che è il sacramento vertice dell'unità e della comunione».

Bagnasco mette però in evidenza che «l'incontro con il signore Gesù non è soltanto attraverso il sacramento eucaristico, ma attraverso la preghiera personale, la partecipazione alla messa, il servizio della carità e via discorrendo. Quindi non dobbiamo assolutizzare soltanto la comunione sacramentale», aggiunge.

Fa anche notare, parlando con i giornalisti a Pescara, che la questione «fa parte del magistero della dottrina della chiesa cattolica. I Papi – conclude – sono ritornati frequentemente su questo tema e comprendono e sono vicini alla sofferenza di queste persone».

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