«Scegliete i vescovi tra chi non è ambizioso»

21/06/2013 
 
Papa Francesco con i vescovi italiani

PAPA FRANCESCO CON I VESCOVI ITALIANI

Lo ha chiesto Papa Francesco ai nunzi della Santa Sede riuniti a Roma: siano veri pastori, amino la povertà e non abbiano la psicologia dei prìncipi

ANDREA TORNIELLI
CITTÀ DEL VATICANO

 

I nunzi apostolici, nel vagliare i candidati all'episcopato, devono segnalare «pastori vicini alla gente», che «non siano ambiziosi» e non aspirino all'incarico e che non cerchino in continuazione, una volta nominati, di essere promossi a un'altra sede più importante. Lo chiede Papa Francesco ai suoi rappresentanti presso le Chiese e i governi di tutto il mondo, circa 150, ricevuti questa mattina in udienza. Prima di salutare ciascuno dei nunzi, Bergoglio ha rivolto loro un discorso dal quale traspare l'identikit del vescovo ideale. Parole che, se attuate, non sono destinate a rimanere senza conseguenze, di fronte agli episodi di «carrierismo»  ecclesiale ripetutisi anche in tempi recenti.

«Voi conoscete la celebre espressione – ha detto il Papa ai suoi nunzi apostolici – che indica un criterio fondamentale nella scelta di chi deve governare: si sanctus est oret pro nobis, si doctus est doceat nos, si prudens est regat nos – se è santo preghi per noi, se è dotto ci insegni, se è prudente ci governi. Nel delicato compito di realizzare l’indagine per le nomine episcopali – ha aggiunto – siate attenti che i candidati siano pastori vicini alla gente, padri e fratelli, siano miti, pazienti e misericordiosi».

I candidati all'episcopato, inoltre, ha aggiunto Francesco, devono amare «la povertà, interiore come libertà per il Signore e anche esteriore come semplicità e austerità di vita» e non devono avere «una psicologia da “Prìncipi”». «Siate attenti – ha detto ancora il Pontefice ai nunzi – che non siano ambiziosi, che non ricerchino l’episcopato e che siano sposi di una Chiesa, senza essere in costante ricerca di un’altra». Un riferimento esplicito alle promozioni ricercate da quanti, appena nominati in una diocesi piccola, già aspirano ad un'altra più grande. A suo tempo già il cardinale Joseph Ratzinger, all'epoca Prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, aveva denunciato questo fenomeno.

I candidati all'episcopato, ha detto ancora Bergoglio ai nunzi, «siano capaci di “sorvegliare” il gregge che sarà loro affidato, di avere cioè cura per tutto ciò che lo mantiene unito; di “vigilare” su di esso, di avere attenzione per i pericoli che lo minacciano; ma soprattutto siano capaci di “vegliare” per il gregge, di fare la veglia, di curare la speranza, che ci sia sole e luce nei cuori, di sostenere con amore e con pazienza i disegni che Dio attua nel suo popolo».

Il modello del vescovo, per Francesco, è san Giuseppe, «che veglia su Maria e Gesù, alla sua cura per la famiglia che Dio gli ha affidato, e allo sguardo attento con cui la guida nell’evitare i pericoli. Per questo i pastori sappiano essere davanti al gregge per indicare la strada, in mezzo al gregge per mantenerlo unito, dietro al gregge per evitare che qualcuno rimanga indietro e perché lo stesso gregge ha, per così dire, il fiuto nel trovare la strada».

Prima di queste raccomandazioni, relative a uno dei compiti più delicati e cruciali dei nunzi apostolici, incaricati di svolgere le inchieste sui candidati all'episcopato e quindi presentare alla Santa Sede le famose «terne», il Papa aveva sottolineato come la vita dei suoi rappresentanti «è una vita di nomadi. Ogni tre, quattro anni per i collaboratori, un po’ di più per i nunzi, voi cambiate posto». Questa vita, ha spiegato Francesco, «dà il senso del cammino, che è centrale nella vita di fede», e chiede «mortificazione, il sacrificio di spogliarsi di cose, di amici, di legami e iniziare sempre di nuovo». Una condizione che richiede «la familiarità con Gesù Cristo» come «alimento quotidiano».

Infatti, ha aggiunto il Papa,  «c’è sempre il pericolo, anche per gli uomini di Chiesa», di cedere alla «mondanità spirituale», allo «spirito del mondo, che conduce ad agire per la propria realizzazione e non per la gloria di Dio, a quella sorta di “borghesia dello spirito e della vita” che spinge ad adagiarsi, a ricercare una vita comoda e tranquilla». Cedere a questo spirito «espone soprattutto noi pastori al ridicolo, potremo forse ricevere qualche applauso, ma quelli stessi che sembreranno approvarci, poi ci criticheranno alle spalle». Francesco ha dunque invitato i nunzi apostolici, sia nel rapporto con le Chiese locali che in quello con le autorità governative dei vari Paesi, a «essere veri pastori», che «tengono fisso lo sguardo su Cristo».

A ciascuno dei nunzi apostolici, il Papa ha donato una croce d'argento.

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