Bartolomeo a Francesco: ripartiamo da Gerusalemme

30/11/2013 
 
 
Bartolomeo I

BARTOLOMEO I

Il Patriarca ecumenico punta molto sul prossimo incontro nella Città Santa e confida nel Papa argentino per iniziare una nuova stagione «decisiva» per l’ecumenismo

GIANNI VALENTE
ROMA

Il Patriarca ecumenico Bartolomeo I, nella solennità di Sant’Andrea Apostolo, manda anche a Roma messaggi chiari e distinti: secondo il 264esimo successore del primo Apostolo, il pontificato di Papa Francesco può fornire «rinnovata ispirazione» al cammino delle Chiese sorelle verso la piena comunione.  E il prossimo incontro tra i due, fissato a Gerusalemme per la prossima primavera, è un occasione da non perdere peri iniziare un nuovo tempo di dialogo ecumenico, «decisivo  per molte ragioni».

Rivolgendosi al cardinale Kurt Koch e agli altri membri della delegazione della Chiesa di Roma, presenti a Istanbul per la festa patronale della Chiesa di Costantinopoli, Bartolomeo si è detto fiducioso che l’elezione  di Papa Francesco «rappresenterà una rinnovata ispirazione per il viaggio comune delle nostre due Chiese nel mondo».

Bartolomeo ha espresso la tristezza di non poter «mangiare lo stesso pane e bere dallo stesso calice», definendo la mancanza di comunione sacramentale tra cattolici e  ortodossi come «la più dolorosa tra le separazioni». Per questo, nell’attuale fase che apre un nuovo periodo ««Per molti versi decisivo», secondo Bartolomeo «è assolutamente vincolante evitare ogni azione e decisione che potrebbe essere percepita come un ostacolo».

Il Patriarca ecumenico ha confidato di aver già scambiato col Papa «idee e opinioni su questi temi durante il nostro incontro a Roma nel giorno del suo insediamento». E è tornato con più accenni sulla portata dell’incontro in programma con Papa Francesco a Gerusalemme nella primavera 2014, in occasione del 50esimo anniversario dell’incontro avvenuto nella Città Santa tra Paolo VI e i suo predecessore Athenagoras. Quell’incontro – ha insistito il Patriarca «permise di restaurare la pace tra la Chiesa di Roma e quella di Costantinopoli, dando inizio al cammino e al dialogo di amore e verità».

Bartolomeo ha dato intenzionali segni di sintonia anche con lo sguardo di Papa Francesco sulle emergenze sociali e culturali. Il Patriarca ha mostrato di condividere i giudizi di Papa Bergoglio sulla crisi economica, che Bartolomeo considera come «il risultato dell’estraniamento dalla fede in Dio e dall’osservanza dei suoi comandamenti» prodotta dall’avidità, «che è idolatria».

Nel suo saluto alla delegazione cattolica, Bartolomeo  ha anche riproposto il dialogo teologico – attualmente concentrato sui temi del primato e dell’autorità – come strumento non trascurabile per procedere verso la piena unità sacramentale. La divisione tra i cristiani, provocata «dall’invidia del diavolo», è stata delineata da Bartolomeo come un rovesciamento della «fede nell’una, santa, cattolica e apostolica Chiesa di Cristo, confessata nel Simbolo della fede, il Credo niceno- costantinopolitano».

Finora, i colloqui tra i rappresentanti delle comunità cristiane hanno avuto per lo più la natura di «monologhi dove ogni parte presentava le sue proprie posizioni e argomentazioni». Ma tale opera di chiarimento non ha per il momento dato frutti. Secondo Bartolomeo, l’unica chance è ripartire dal discernimento del messaggio di Cristo e degli Apostoli così come esso «fu sperimentato e testimoniato dalla teologia patristica della Chiesa indivisa». Per proseguire sulla via del dialogo teologico, occorre «abbassare tutte le barriere create da ambo le parti», approfittando anche del nuovo contributo che potrà dare «l’amato fratello Papa Francesco».

Nell’intervista rilasciata a Civiltà Cattolica, l’attuale Vescovo di Roma aveva espresso con chiarezza l’intenzione di «proseguire la riflessione su come esercitare il primato petrino, già iniziata nel 2007 con la Commissione Mista, che ha portato alla firma del Documento di Ravenna». In quel documento, si era abbozzata una definizione del ruolo primaziale del vescovo di Roma che potesse essere accettato anche dai sinodi ortodossi.

Sulla prospettiva di far avanzare il dialogo teologico c’è evidente sintonia tra il Papa e il Patriarcato di Costantinopoli. Mentre i rappresentanti ufficiali del Patriarcato di Mosca non hanno sottoscritto il Documento di Ravenna e hanno spesso dato segni di insofferenza nei confronti del dialogo su questioni teologico-dottrinali, preferendo impostare il rapporto con la Chiesa cattolica in termini di “alleanza” sui temi morali e sociali.

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