Egitto, Tawadros conferma l’appoggio all’esercito

27/07/2013 

 

Tawadros, il papa copto

TAWADROS, IL PAPA COPTO

Nonostante i morti di questa notte il papa copto ringrazia con un tweet l'esercito. Si temono nuove violenze degli islamisti contro le chiese

GIORGIO BERNARDELLI

“Grazie, grazie, grazie. Al grande esercito dell'Egitto, alla polizia dell'Egitto, al vero popolo egiziano: porte aperte alla speranza per ciascuno di noi”. Proprio mentre si faceva di ora in ora più pesante il bilancio dei morti negli scontri tra la polizia e i sostenitori pro-Morsi al Cairo, stamattina dall'account ufficiale del papa copto Tawadros II è partito un tweet con questo messaggio. Un “grazie” che – come è facile immaginare – sta facendo molto discutere in Egitto. Fin dalle ore immediatamente successive alla deposizione del presidente appartenente al movimento dei Fratelli Musulmani, la guida della maggiore Chiesa cristiana dell'Egitto ha sempre espresso in maniera netta il suo appoggio all'iniziativa dell'esercito: subito dopo l'annuncio dato il 3 luglio dal generale al Sisi, Tawadros era comparso in tv insieme al grand imam di Al Ahzar Ahmad al Tayyeb, benedicendo di fatto il nuovo corso  politico del Paese.

Ancora ieri – in occasione delle manifestazioni chiamate da al Sisi “contro il terrorismo” – la Chiesa copta aveva preso una posizione molto chiara, invitando i fedeli a digiunare insieme ai musulmani in questo venerdì di Ramadan e a suonare le campane delle chiese al tramonto. Una scelta di campo che il tweet di questa mattina ha ulteriormente rafforzato, nonostante il nuovo pesante tributo di sangue di queste ore. Un atteggiamento che ha fatto montare ancora di più la rabbia degli islamisti, che sempre sui social network hanno replicato accusando Tawadros di coprire le violenze dell'esercito contro i sostenitori di Morsi.

La tensione interconfessionale in Egitto si sta facendo, dunque, ogni ora più alta: sono settimane che dal fronte islamista i copti vengono additati come “gli ispiratori del golpe”. E nelle tre settimane ormai trascorse dalla deposizione di Morsi vi sono già stati numerosi attacchi alle chiese e una decina di cristiani uccisi, tra cui il sacerdote copto padre Mina Aboud Sharween, colpito nella città di al Arish, nel Nord del Sinai. Appena martedì scorso anche Human Rights Watch aveva diffuso un rapporto in cui documenta in maniera approfondita le violenze contro i cristiani nel tormentato dopo-Morsi e invita le autorità egiziane a “fare di più per fermare la violenza settaria in una situazione sempre più polarizzata”.

Quanto accaduto nelle ultime ore rischia invece di gettare ulteriore benzina sul fuoco: c'è preoccupazione per quanto potrebbe succedere non tanto al Cairo, dove l'esercito controlla la situazione, ma in aree isolate come l'Alto Egitto dove le chiese sono il bersaglio più facile per la rabbia islamista. Il tutto mentre dalla Siria arriva un altro segnale inquietante: Jabhat al Nusra – la formazione islamista divenuta l'incubo dei cristiani ad Aleppo e a Damasco – ha lanciato un appello al Jihad anche in Egitto: “L'esercito del Cairo e quello di Bashar al-Assad sono la stessa cosa”, hanno scritto in una loro fatwa. Ennesimo campanello d'allarme per i copti dell'Egitto. 

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