Il Papa: «Con Dostoevskij mi chiedo “perché soffrono i bimbi?”»

12/04/2014 

La carezza del Papa a un bambino

(©ANSA) LA CAREZZA DEL PAPA A UN BAMBINO

«Solo Cristo può dare risposta a questo “scandalo”». Ai partecipanti a un congresso di chirurgia oncologica: i medici curino tutta la persona non solo le malattie

DOMENICO AGASSO JR
ROMA

Il compito del medico è «curare tutta la persona: corpo anima e spirito, come dicevano con precisione gli antichi greci». La malattia e l'esperienza del dolore e della sofferenza «non riguardano solo la dimensione corporea, ma l'uomo nella sua totalità».

Papa Francesco lo sottolinea ai medici, insieme con la «esigenza di una cura integrale» e con una riflessione sul «dolore innocente», da guardare con lo sguardo di Cristo. E rilancia la domanda angosciante di Fëdor Michajlovic Dostoevskij sul perché soffrano i bambini.

Il Pontefice lo ha detto nell’udienza che ha concesso ai partecipanti al congresso “Chirurgia digestiva, nuove tendenze e revisione della spesa”, promosso dall’Università La Sapienza di Roma e dall'Ospedale Sant'Andrea.

«Perché si possa parlare di salute piena – ha detto Bergoglio – è necessario non perdere di vista che la persona umana, creata a immagine e somiglianza di Dio, è unità di corpo e spirito. I greci – ha aggiunto a braccio – erano più precisi, corpo, anima e spirito, quella è unità. Questi due elementi si possono distinguere ma non separare, perché la persona è una. Dunque anche la malattia, l'esperienza del dolore e della sofferenza, non riguardano solo la dimensione corporea, ma l'uomo nella sua totalità. Da qui l'esigenza di una cura integrale, che consideri la persona nel suo insieme e unisca alla cura medica anche il sostegno umano, psicologico e sociale, perché il medico deve curare tutto, il corpo umano, ma con dimensione sociale e anche spirituale». «E – ha aggiunto – l'accompagnamento spirituale ed il sostegno ai familiari del malato. Perciò – ha ricordato citando Giovanni Paolo II – è indispensabile che gli operatori sanitari “siano guidati da una visione integralmente umana della malattia e sappiano attuare un approccio compiutamente umano al malato che soffre”».

«La condivisione fraterna con i malati – ha auspicato ancora il Pontefice – ci apre alla vera bellezza della vita umana, che comprende anche la sua fragilità, così che possiamo riconoscere la dignità e il valore di ogni essere umano, in qualunque condizione si trovi, dal concepimento fino alla morte».

«Cari amici – ha ricordato il Papa – domani inizia la Settimana Santa, che culmina nel Triduo della Passione, Morte e Risurrezione di Gesù. Qui la sofferenza umana è assunta fino in fondo e redenta da Dio. Da Dio-Amore. Solo Cristo dà senso allo scandalo del dolore innocente. Tante volte – ha aggiunto di nuovo a braccio – mi vien al cuore quella angosciata domanda di Dostoevskij  “perché soffrono i bambini?”. Solo Cristo può dare risposta a questo “scandalo” tra virgolette. A Lui, crocifisso e risorto, anche voi potete sempre guardare nel compimento quotidiano del vostro lavoro». E «ai piedi della Croce di Gesù noi incontriamo anche la Madre addolorata. Ella è Madre dell'umanità intera, ed è sempre presente vicino ai suoi figli malati e infermi».

 
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