Il quarto segreto di Fatima… (prima parte)

IL ‘QUARTO’ SEGRETO DI FATIMA… di Antonio Socci

E LE RIVELAZIONI ALLA MISTICA … Maria Valtorta

 (Storia, politica e profezia…)

                                                                               di Guido Landolina

 (Il presente è il primo di due articoli dell’autore pubblicati nei mesi di febbraio e marzo 2007 sulla Rivista ‘Il Segno del Soprannaturale’ delle Edizioni Segno)

Le richieste della Madonna e la mancata consacrazione della Russia al Suo Cuore Immacolato.

L’accostamento fra Antonio Socci e Maria Valtorta non paia né ironico nei confronti del noto giornalista e scrittore cattolico né irriverente nei confronti di questa grande mistica moderna le cui rivelazioni e visioni degli anni ’40 del secolo scorso – trascritte in un’opera enciclopedica di altissimo livello letterario e teologico – stanno silenziosamente facendo il giro del mondo tradotte in tutte le principali lingue producendo conversioni senza numero. L’accostamento mi è sembrato necessario dopo aver letto l’ultima fatica letteraria del noto giornalista e scrittore: ‘Il quarto segreto di Fatima’1, un autentico masso nello stagno.

L’Opera di Antonio Socci (Rizzoli, 252 pagine) é una vera e propria ‘inchiesta’ di chiara e rapida lettura – dallo stile ‘giornalistico’ ma ‘scientifico’ – sulle vicissitudini del terzo segreto di Fatima. L’analisi è cronistica, lo stile asciutto, ma l’indagine è a 360 gradi. Egli si pone tante domande, offre tante risposte ma non concede nulla alla fantasia né alla dietrologia. E’ un’opera franca, diretta, senza infingimenti, che prevedo sarà apprezzata da molti ma che potrebbe risultare indigesta per taluni, un’opera  conforme al carattere dello scrittore, un combattente che – piaccia o non  piaccia – nel campo della fede non si sottrae mai alle battaglie facendo suo il motto evangelico per cui il suo dire deve essere: ‘Sì, sì…, No, no!’

Partendo dalla rivelazione profetica più importante degli ultimi secoli della storia dell’Umanità, lo scrittore mette razionalmente a fuoco una miriade di fatti che hanno coinvolto il mondo nel novecento riuscendo ad indirizzare potenti fasci di luce che illuminano detta rivelazione rendendola più comprensibile anche per quanto riguarda il prossimo futuro. Un’opera che – poiché per il suo rigore analitico difficilmente potrà essere contestata nel suo insieme – qualcuno forse preferirebbe venisse almeno avvolta dal silenzio, parlandone il meno possibile. E’ per questo che ne parlo. Brevemente…

La Madonna appare varie volte a Fatima, in Portogallo, ai tre pastorelli Lucia, Giacinta e Francisco. La prima apparizione è del 13 maggio 1917, alcuni mesi prima della rivoluzione bolscevica in Russia, e l’ultima il 13 Ottobre 1917. In tale ultima circostanza la Madonna – per dare un segno sulla Verità delle apparizioni e delle rivelazioni fatte ai tre pastorelli – produsse il famoso miracolo del sole ‘rotante’ al quale assistettero circa settantamila persone fra le quali molti giornalisti atei e anticlericali che, prima increduli e poi allibiti, furono tuttavia costretti a darne notizia nei loro giornali. La rivelazione ai pastorelli fu una ma consistette di tre parti.

Nella prima i giovanetti ebbero una visione terribile dell’Inferno. Nella seconda la Madonna, spiega che all’Inferno vanno le anime dei ‘poveri peccatori’ per salvare i quali Dio vuole stabilire nel mondo la devozione al Suo Cuore Immacolato. Se verrà fatto quanto lei chiederà molte anime si salveranno. Lei anticipa che la prima guerra mondiale sta per finire ma se gli uomini non avessero smesso di offendere Dio ne sarebbe cominciata una seconda ben peggiore per punire il mondo dei suoi delitti. Per impedire ciò la Madonna chiede la Consacrazione della Russia al Suo Cuore Immacolato e la comunione riparatrice nei primi sabati del mese. Se le sue richieste fossero state ascoltate la Russia si sarebbe convertita e gli uomini avrebbero avuto pace, in caso contrario essa avrebbe diffuso i suoi errori nel mondo, promuovendo guerre e persecuzioni alla Chiesa, con la martirizzazione dei buoni. Il Santo Padre ne avrebbe molto sofferto, diverse nazioni sarebbero state annientate anche se alla fine il Suo Cuore Immacolato avrebbe trionfato e il Santo Padre le avrebbe consacrato la Russia che si sarebbe convertita e sarebbe stato concesso un certo periodo di tempo di pace.

Questa seconda parte del Segreto – nella trascrizione di Suor Lucia – termina tuttavia con queste testuali parole: ‘In Portogallo si conserverà sempre il dogma della fede etc. Questo non ditelo a nessuno. A Francisco sì potete dirlo’.[1]

La terza parte del segreto cominciava proprio da questa frase misteriosa relativa alla conservazione della fede nel Portogallo (cosa che fa implicitamente presumere la perdita della fede negli altri paesi) e con quel ‘etcetera’. Ma il testo di questo ‘etcetera’, che avrebbe dovuto anche spiegare la questione della conservazione o meno della fede, non venne rivelato al mondo nemmeno quando la veggente Suor Lucia – che anche negli anni seguenti in monastero continuò ad avere molte visioni della Madonna di Fatima – disse che la Madonna le aveva fatto intendere che la terza parte del segreto avrebbe dovuto essere fatta conoscere a partire dal 1960.

Uno sguardo storico retrospettivo: una Chiesa in difficoltà.

 Il 1960, sia detto per inciso, cadeva in un periodo molto importante per la storia della Chiesa moderna. In quel periodo era in fase di preparazione il famoso Concilio Vaticano II.

E’ opinione diffusa fra molti specialisti che la ‘Consacrazione’ della Russia al Cuore Immacolato di Maria – tentata in seguito a più riprese e anche da Papa Giovanni Paolo II – non fosse stata mai fatta nella forma solenne e grandiosa con la partecipazione contemporanea di tutti i vescovi del mondo in unione con il Santo Padre, né con l’invito alle comunioni riparatrici dei primi cinque sabati del mese. Da un lato vi erano forse i dubbi che le gerarchie ecclesiastiche – e spesso anche con ragione – sono soliti avere nei confronti delle rivelazioni mistiche dove non sempre si riesce a separare quanto viene da Dio e quanto in qualche modo potrebbe venire inconsciamente da una ‘interpretazione’ del veggente o da un suo ‘vissuto interiore’ inconscio. Evidentemente il miracolo del sole prodotto dalla Madonna ed annunciato con largo anticipo non era bastato a convincere gli iperrazionalisti della Gerarchia ecclesiastica. Dall’altro – negli anni dal 20 al 60 e anche dopo – si accavallarono probabilmente degli intrecci di considerazioni di opportunità politica ma anche religiosa.

Infatti una Consacrazione così solenne al Cuore Immacolato di Maria per impedire la diffusione degli errori della Russia da parte di quella Dittatura totalitaria atea, avrebbe messo l’ideologia e l’operato di quel paese sotto la lente di ingrandimento del mondo intero, in un’ottica del tutto negativa. Ciò avrebbe potuto comportare ulteriori persecuzioni contro i cattolici che vivevano nei paesi sotto l’influenza dell’Unione Sovietica. Inoltre quella Consacrazione fatta da un Papa cattolico avrebbe forse potuto non risultare gradita nemmeno alle gerarchie religiose ortodosse di quei paesi le quali avrebbero potuto, penso, interpretarla come un’ingerenza della Chiesa cattolica nella loro sfera religiosa. Ma sarebbe potuta risultare sgradita anche a quelle cattoliche, già peraltro in gravi difficoltà in quei regimi, che per di più avevano al proprio interno personaggi che avevano aderito ai servizi segreti governativi che potevano condizionarle.Ciò é quanto del resto è emerso recentemente dai fatti, già riportati con ampio risalto dalla stampa, che hanno coinvolto prima il Metropolita di Varsavia e poi alcuni altri influenti personaggi religiosi polacchi.

Infine – dal punto di vista della politica ‘ecumenica’ perseguita dalla Chiesa – la Consacrazione alla Madonna sarebbe potuta risultare sgradevole anche ad una parte del mondo cristiano protestante che, come noto, rifiuta di concedere alla Madonna il ruolo e la devozione importante che le viene attribuito dalla Chiesa cattolica. Erano infatti tempi di sorgente ‘ecumenismo’ rivolto al protestantesimo la cui chiave di interpretazione – per molte gerarchie cattoliche – era la rinuncia, in nome di una maggior unità dei cristiani, a certi valori tradizionali del cattolicesimo e la sua omogeneizzazione ad altri valori del protestantesimo. Tempi difficili per la Chiesa, dunque, anche perché caratterizzati da una teologia d’avanguardia con tendenze moderniste sempre più rilevanti.

L’autore Socci  – con riferimento al Concilio Vaticano II del 1961, voluto e preparato da Giovanni XXIII, sicuro che stesse per giungere per la Chiesa ‘una nuova primavera, una nuova Pentecoste’ – precisa[2] che l’insospettabile Henry de Lubac, che pure fu parte in causa, ebbe a fare questa terribile diagnosi:[3]

 ‘Il Dramma del Vaticano II consiste nel fatto che invece di essere gestito da santi – come fu il Tridentino – è stato monopolizzato dagli intellettuali. Soprattutto è stato monopolizzato da certi teologi, il cui teologale partiva dal preconcetto di aggiornare la fede alle esigenze del mondo, e di emanciparla da una presupposta condizione di inferiorità rispetto alla civiltà moderna. Il luogo della teologia cessa di essere la comunità cristiana, cioè la Chiesa e diventa l’interpretazione dei singoli. In questo senso il dopo-Vaticano II ha rappresentato la vittoria del protestantesimo all’interno del cattolicesimo’.

 Per farla breve, delle richieste della Madonna non se ne fece niente e le terribili profezie annunziate cominciarono così ad avverarsi in crescendo, con la rivoluzione bolscevica, genocidi, martirio di cristiani, seconda guerra mondiale, martirio degli ebrei della Shoah, altre guerre ancora sui vari scacchieri mondiali, come quelle terribili nel continente africano. Nel contempo – dopo gli anni ’60 – si diffondeva sempre più nel mondo cristiano una tremenda apostasia, con contestazioni interne contro la Gerarchia, caduta verticale delle vocazioni sacerdotali e quella sempre maggiore desertificazione delle chiese che tutti possiamo oggi constatare. I veri cristiani praticanti ed osservanti possono oggi ben definirsi quel ‘piccolo resto’ di biblica memoria, mentre nella gran maggioranza delle persone Gesù – quando non accusato di essere un  personaggio ‘mitico’ inventato dalle ‘fabulazioni’ dei primi cristiani  – è considerato da molti agnostici un uomo ispirato, certamente il più saggio e buono, ma certamente un uomo. Il ventesimo secolo passerà alla Storia – anche a detta di pontefici – come un secolo satanico, il  più tremendo degli ultimi 2000 anni, con circa cento milioni di morti.

Ma cosa indusse il Vaticano ad avocare e richiamare a Roma negli anni 40 la documentazione ed il carteggio sulle apparizioni – già gelosamente custoditi per competenza dai vescovi del Portogallo ai quali sarebbe inoltre spettato il compito della rivelazione della terza parte a partire dal 1960? Perché – nonostante la interminabile serie di illazioni  catastrofiche e presunte fughe di notizie sul loro contenuto – non si ritenne opportuno troncarle con una immediata pubblicazione del famoso testo che le dimostrasse infondate?

La tardiva comunicazione del testo della visione ed una interpretazione ‘sospetta’.

 Giovanni Paolo II  fu un fervido devoto alla Madonna di Fatima alla quale attribuì – certamente con ragione – l’intervento miracoloso che deviò, salvandogli la vita, la traiettoria interna della pallottola. Fin da quando assurse al Papato lui avrebbe voluto la pubblicazione del Segreto, ma incontrò forti difficoltà.

Socci dice che le incontrò proprio nella mentalità protestante (pelagiana e modernista) che si traduceva nella ostilità a Maria e quindi alla Maria di Fatima. Contrariamente a quanto comunemente si crede, i Pontefici non sono arbitri assoluti del loro Pontificato ma storicamente devono ‘tenere conto’ delle Gerarchie interne di Curia che li avvolgono, devono ‘mediare’ anche con quelle esterne, evitare ‘fratture’, non parliamo poi degli ‘scismi’ di cui peraltro la storia della Chiesa è piena.

Giovanni Paolo II – pur ormai fisicamente stremato e sofferente – in una cosa riuscì però ad imporsi: nella decisione di promuovere a Fatima nel 2000 la solenne cerimonia di beatificazione, trasmessa in mondovisione, di due dei tre pastorelli, che veniva a consacrare in maniera ufficiale la Verità delle apparizioni e quindi delle richieste della Madonna, ed inoltre nella decisione di fare finalmente conoscere il contenuto della terza parte del segreto.

L’autore Socci osserva che in occasione della suddetta cerimonia l’allora Segretario di Stato del Vaticano, Cardinal Sodano, preannunciò che di lì a qualche giorno sarebbe stato pubblicato il testo del Segreto appena fosse stato pronto il commento che il Papa aveva affidato alla Congregazione  per la Dottrina e la Fede, ma ne volle tuttavia dare preventivamente, una sua personale interpretazione nei seguenti termini (i grassetti sono i miei):

 «La visione di Fatima riguarda soprattutto la lotta dei sistemi atei contro la Chiesa e i cristiani e descrive l’immane sofferenza dei testimoni della fede dell’ultimo secolo del secondo millennio. E’ una interminabile Via Crucis guidata dai Papi del ventesimo secolo. Secondo l’interpretazione dei «pastorinhos», interpretazione confermata anche recentemente da Suor Lucia, il ‘Vescovo vestito di bianco’ che prega per tutti i fedeli è il Papa. Anch’Egli, camminando faticosamente verso la Croce tra i cadaveri dei martirizzati (vescovi, sacerdoti, religiosi, religiose e numerosi laici) cade a terra come morto, sotto i colpi di arma da fuoco. Dopo l’attentato del 13 maggio 1981, a Sua Santità apparve chiaro che era stata  «una mano materna a guidare la traiettoria della pallottola», permettendo al «Papa agonizzante» di fermarsi «sulla soglia della morte» (Giovanni Paolo II, Meditazione con i vescovi italiani). In occasione di un passaggio da Roma dell’allora Vescovo di Leira-Fatima, il Papa decise di consegnargli la pallottola, che era rimasta nella jeep dopo l’attentato perché fosse custodita nel Santuario. Per iniziativa del Vescovo essa fu poi incastonata nella corona della statua della Madonna di Fatima».

 Ecco invece (e anche qui i ‘grassetti’ sono i miei…) il testo reale della trascrizione della visione che era stata fatta da Suor Lucia :

 «Dopo le due parti che ho già esposto, abbiamo visto al lato sinistro di Nostra Signora un poco più in alto un Angelo con una spada di fuoco nella mano sinistra: scintillando emetteva fiamme che sembrava dovessero incendiare il mondo; ma si spegnevano al contatto dello splendore che Nostra Signora emanava dalla sua mano destra verso di lui: l’Angelo indicando la terra con la mano destra, con voce forte disse: Penitenza, Penitenza, Penitenza! E vedemmo in una luce immensa che è Dio: «qualcosa di simile a come si vedono le persone in uno specchio quando vi passano davanti», un Vescovo vestito di Bianco, «abbiamo avuto il presentimento che fosse il Santo Padre». Vari altri vescovi, Sacerdoti, religiosi e religiose salire una montagna ripida, in cima alla quale c’era una grande Croce di tronchi grezzi come fossero di sughero con la corteccia; il Santo Padre, prima di arrivarvi, attraversò una grande città mezza in rovina e mezzo tremulo con passo vacillante, afflitto di dolore e di pena, pregava per le anime dei cadaveri che incontrava sul suo cammino; giunto alla cima del monte, prostrato in ginocchio ai piedi della grande Croce venne ucciso da un gruppo di soldati che gli sparavano vari colpi di arma da fuoco e frecce, e allo stesso modo morirono gli uni dopo gli altri i Vescovi, Sacerdoti, religiosi e religiose e varie persone secolari, uomini e donne di varie classi e posizioni. Sotto i due bracci della croce c’erano due Angeli ognuno con un innaffiatoio di cristallo nella mano, nel quale raccoglievano il sangue dei Martiri e con esso irrigavano le anime che si avvicinavano a Dio».

  Antonio Socci osserva tuttavia al riguardo che – rispetto alla visione descritta dalla veggente – l’interpretazione fornita dal Cardinale nel discorso da lui tenuto il 13 maggio del 2000 a Fatima appare come una ‘macroscopica forzatura’[1].

 Il Cardinale non legge il testo del segreto ma anticipa la propria interpretazione, per cui Socci cita qui le parole del vaticanista nonché noto giornalista e scrittore, Andrea Tornielli[2], che scrisse al riguardo che il Segretario di Stato ‘Prima ancora di entrare nel merito del contenuto vuole fissare i paletti per una sua giusta interpretazione’.

 Inutile entrare in questa sede nella lucida analisi che l’autore fa sulle falle che tuttavia emergono dal complesso di questa interpretazione. Esse sono molte e sarà dunque a questo scopo molto più utile la lettura dell’opera. Qui basti ricordare che il Papa della visione non cade a terra come fosse morto, ma viene invece ucciso, il che non è certo come l’essere feriti. Inoltre la scena della visione evoca una tragica situazione di guerra e distruzione per di più con soldati che sparano e uccidono anche molti sacerdoti, religiosi e laici. Un quadro di insieme ben lontano, dunque, dalle condizioni generali in cui si realizzò l’attentato a San Pietro da parte del killer Alì Agca.

 Secondo Socci, poi, l’attentato a Giovanni Paolo II del 1981 sta alla visione esattamente come altri attentati subiti in precedenza dai pontefici, ad esempio l’accoltellamento a Manila di Paolo VI nel 1970.  L’interpretazione del Segretario di Stato – dice ancora Socci – è tutta rivolta al passato: una visione che riguarda i martiri cristiani del novecento. Secondo la sua interpretazione la terza visione sarebbe conseguentemente null’altro che una ripetizione di quanto già enunciato nella seconda parte del Segreto (per lo più la rivoluzione comunista del 1917) il cui epilogo sarebbe l’attentato a Papa Giovanni Paolo II, peraltro conclusosi con la guarigione.

Ma allora chi è il Papa ucciso della visione? E chi è l’Anticristo?

 Antonio Socci scrive ancora[3] che ‘contrariamente a ciò che si crede e i mass media hanno ripetuto, mai nessuna autorità della Chiesa ha ufficialmente identificato il Papa ucciso del Terzo segreto con Giovanni Paolo II, né la visione profetica di quell’assassinio con il fallito attentato di Piazza San Pietro del 13 maggio 1981’. L’autore precisa tuttavia doverosamente che il Segretario di Stato non ha mai, da parte sua, formulato una tale identificazione, anche se la suddetta credenza diffusa dai mass media parrebbe essere stata in qualche modo indotta proprio dalla ‘interpretazione’ fornita dalla eminente personalità vaticana.

 Ora il problema non è quello di non credere che Giovanni Paolo II sia stato salvato grazie ad un intervento speciale della Madonna, come egli stesso fermamente credette per via anche della stupefacente ricorrenza della data dell’attentato del 13 maggio 1981, ma di capire invece se fosse proprio lui il Papa di quella visione profetica che lo mostrava come ‘ucciso da un gruppo di soldati’. Oppure – purtroppo – un Papa ancora da venire, con quel quadro di tragedia della città distrutta e di martirio generale che emergono dalla visione dei pastorelli.

 Le pressioni sul Vaticano per conoscere l’esatta natura del ‘segreto’ da parte di Vescovi e studiosi di tutto il mondo erano state numerose, come si apprende anche dalla ricchissima Bibliografia sull’argomento. La inspiegabile mancanza di una risposta nel corso di vari decenni, aveva finito per dare la stura ad una ridda di ipotesi incontrollabili, e la mancata sconfessione ufficiale delle stesse alimentava ancora di più le congetture. Da quelle catastrofiche di qualche sconvolgimento geo-fisico, a quelle di una terza guerra mondiale, a quelle infine – per la Chiesa ancora peggiori – di una crisi  epocale di fede non solo fra il popolo dei credenti, non più credenti, ma ipotizzata fra le stesse alte gerarchie, con rischio di anticristi, scismi e via dicendo.

 L’ipotesi di un Anticristo[4] non faccia tanto sorridere, se non altro perché esso è stato solennemente predetto, accompagnato da un corollario di tremende ‘tribolazioni’ per l’Umanità.  San Giovanni apostolo  gli ha dato nell’Apocalisse anche il famoso nome del ‘666’, e San Paolo nella seconda lettera ai Tessalonicesi – a proposito di una ‘venuta’ del Signore allora attesa come imminente – scriveva[5]: «Nessuno vi inganni in alcun modo. Che se non verrà prima l’apostasia, si riveli l’uomo dell’iniquità, il figlio della perdizione, l’avversario che si innalza al di sopra di ogni cosa chiamata Dio e oggetto di culto, fino ad assidersi nel Tempio di Dio, proclamandosi Dio lui stesso…».

 L’evento dell’Anticristo fa parte di quella che possiamo definire come una verità millenaria della Dottrina cristiana. C’è chi preferirebbe vederlo posticipato ad una lontanissima fine del mondo, ma molti invece lo collocano proprio nella nostra epoca, collegandolo a quella che viene chiamata ‘fine dei tempi’, quando l’apostasia e l’allontanamento dell’Umanità da Dio raggiungerà il suo apice come chiunque dotato di semplice buon senso e normale spirito di osservazione può cominciare a rilevare già fin da oggi. Se poi qualcuno pensa all’Anticristo come ad un potentato politico che scatenerà l’orrore, c’é chi ritiene che per la Chiesa sarebbe ben più orrendo un ‘Giuda’ interno, come preannunciato da famose profezie e in particolare da quella a La Salette nel 1846 (dove oggi sorge un grandioso Santuario) quando La Madonna apparve ai ragazzi Melania e Massimino dicendo fra l’altro che  – dopo una falsa pace nel mondo – vi sarebbe stata un’ultima grande guerra e che in quel tempo sarebbe sorto l’Anticristo e che Roma ‘perderà la fede e diverrà la sede dell’Anticristo’. Profezia escatologica, questa, e dunque di difficile interpretazione e per di più molto ‘discussa’ anche a causa della gravità di quest’ultima affermazione.

  Continueremo con i nostri lettori nella prossima puntata l’analisi di questa vicenda che  promette spunti interessanti con riferimento anche a quelli che nel gergo profetico vengono chiamati i prossimi ‘nuovi tempi’. Riusciremo così finalmente anche a capire il nesso e quindi il ruolo delle rivelazioni ricevute negli anni ’40 del secolo scorso dalla mistica Maria Valtorta in merito alla vicenda di Fatima.


[1] Antonio Socci: Op. citata, pag 46,

[2] Andrea Tornielli, Il segreto svelato, Gribaudi, Milano 2000, pag. 9

[3] A. Socci: Op. cit., pag. 48

[4] A. Socci: Op. cit.. pag. 171 e segg.

[5] Ts 2,3-5 da La Sacra Bibbia, Edizioni Paoline, Alba 1.3.68

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