L’inedito di Bergoglio: «Non abbiate paura della gioia»

19/04/2014 

 

Papa Francesco

(©AFP) PAPA FRANCESCO

La prefazione del futuro Papa al libro «Inchieste su Gesù» (Gribaudi): l'annuncio della Pasqua e «l'atteggiamento umile del povero, del semplice, del bambino, di colui che si lascia colmare dalla gratuità grande della storia: "Cristo è risorto!"»

JORGE MARIO BERGOGLIO*
BUENOS AIRES

«A voi infatti ho trasmesso, anzitutto, quello che anch’io ho ricevuto, cioè che Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture e che fu sepolto e che è risorto il terzo giorno secondo le Scritture e che apparve a Cefa e quindi ai Dodici. In seguito apparve a più di cinquecento fratelli in una sola volta: la maggior parte di essi vive ancora, mentre alcuni sono morti. Inoltre apparve a Giacomo, e quindi a tutti gli apostoli. Ultimo fra tutti apparve anche a me come a un aborto» (1 Cor 15, 3-8). Così suona tanto semplice quanto decisivo il kerigma che riceve Paolo e lo annuncia aggiungendo, inoltre, la propria esperienza. Lo riceve, lo vive e lo trasmette.

Attorno a questo annuncio lo Spirito Santo convoca e conforma l’universalità della Chiesa (Atti 2, 1-11; 22-36). Di fronte alla verità e alla testimonianza si ammette l’accettazione libera e gioiosa (Atti 2,41) o la meraviglia e la domanda (Atti 2, 12) – come nel momento della croce – il sarcasmo e la burla (Atti 2, 13; Mt 27, 39-44) o semplicemente la contumace negazione persino ricorrendo all’inganno e alla frode (Mt 28, 11-15). E, attorno a questa multiforme realtà «Intanto il Signore ogni giorno aggiungeva alla comunità quelli che erano salvati» (Atti 2, 47). Così, da duemila anni, il popolo fedele di Dio peregrina sulla terra affermando con la propria vita questa verità: «Cristo è resuscitato!» e facendo della stessa il fondamento e la ragione della propria speranza: «in un istante, in un batter d’occhio, al suono dell’ultima tromba. Essa infatti suonerà e i morti risorgeranno incorruttibili e noi saremo trasformati» (1 Cor 15, 52).

Nei secoli, la ragione cercò di spiegare la narrazione evangelica della Resurrezione del Signore plasmando varie forme e chiavi di interpretazione che, in qualche modo, schivassero la schiacciante realtà: che il suo corpo fisico, lo stesso, tornò alla vita glorificato. La filosofia pagana, sia immanentista, sia spiritualista, non concepisce che lo spirito umano torni a «incarcerarsi» in un corpo; da qui il fatto che la Resurrezione di Cristo si costituisca come uno scandalo e il pensiero umano cerchi di trovare da sé spiegazioni anch’esse umane. Le diverse ipotesi e teorie proposte come alternative al fatto della Resurrezione finiscono per spegnersi o semplicemente per crollare per contraddizione interna. Resta in piedi solo il semplice, forte e schiacciante racconto evangelico: Gesù di Nazareth «Non è qui, è risorto» (Lc 24, 6) e il rimprovero dall’intento tutto esplicativo estraneo a questa realtà: «Perché cercate tra i morti colui che è vivo?» (Lc 24, 5).

C’è, senza dubbio, nella nostra coscienza, uno stato di perplessità che, senza negare esplicitamente per mezzo di qualche teoria l’evento della Resurrezione, ci paralizza e facciamo fatica ad accettarlo. Tale stato dell’anima ci porta a cavillare e insinuare il dubbio configurando un reale timore che ci impedisce di credere. Forse paura della verità? No, semplicemente paura della gioia. Così fu la prima esperienza dei discepoli la sera della Resurrezione: «Ma poiché per la gioia non credevano ancora ed erano pieni di stupore” (Lc 24, 41). 

Lo stupore, l’ammirazione e la gioia dell’incontro con Gesù Cristo Vivo può tentarci e portare a paralizzarci provocando una resistenza alla fede. Questa realtà è tanto meravigliosa che ci sembra più sicuro «andare con calma», «non verificare le cose» come ci consiglia il senso comune mondano o, semplicemente come Tommaso, prendere le dovute precauzioni probatorie, (Gv 20, 25). L’umiltà del povero, del semplice, del bambino, di colui che si adatta all’obiettività della storia, di colui che ascolta la Parola e la mette in pratica, si lascia colmare dalla gioia della gratuità grande della storia: Cristo è risorto.

Il libro di Andrea Tornielli ci conduce lentamente e scientificamente per questo cammino fino a lasciarci alle soglie della gioia piena. Sono sicuro che farà molto bene alla nostra coscienza cristiana così percossa da interpretazioni basate su teorie possibili, sulle storie apocrife o su cosmovisioni illustrate che non dicono nulla all’essere e al desiderio del nostro cuore, e non combaciano con la realtà della vita e della storia. 

Farà molto bene a molti stati d’animo perplessi e vacillanti, a molti isolamenti ispirati dalla paura per la gioia, che ricolmano i banchi frigo dei supermercati della cultura. 

Ci insegnerà che l’allegria non è nella società del consumismo, bensì nella libertà per la meraviglia e lo stupore all’ascolto, nelle Scritture e nel cuore, di quelle parole: «Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa, come vedete che io ho» (Lc 24, 39).

*Cardinale arcivescovo di Buenos Aires
15 ottobre 2006.

Questo testo, inedito in Italia, è la prefazione che l'allora cardinale Bergoglio scrisse per l'edizione argentina del libro di Andrea Tornielli dedicato alla resurrezione. Viene ora pubblicata nella nuova edizione italiana del volume intitolato «Inchieste su Gesù» (Gribaudi Editore, pp. 408, euro 19,50) che arriva in questi giorni nelle librerie.
 

 
 
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